Il Milan ai suoi piedi e il Napoli sotto i suoi piedi. Zlatan Ibrahimovic, alla tenera età di 39 anni, è ancora decisivo e protagonista, come lo è stato al San Paolo con una doppietta che ha spianato ai rossoneri la strada della vetta, momentaneamente sottratta dal Sassuolo. Il Milan non è solo Ibra, la squadra gioca bene e ha espugnato meritatamente Fuorigrotta contro un Napoli spaesato, stralunato, imborghesito e senza idee. Tante bocciature tra i giocatori di Gattuso, ma la palma di peggiore se la merita Di Lorenzo, riuscito nell’impresa di sbagliare tutto ciò che c’era da sbagliare, ma proprio tutto. L’arbitro Valeri ci ha messo del suo sicuramente, ammonendo Bakayoko nel primo tempo per un fallo inesistente, un giallo che poi ha pesato tantissimo perché, quando il Napoli aveva accorciato le distanze con Mertens, il francese è stato costretto a commettere un fallo per evitare una ripartenza e la sua partita è finita anzitempo. 

Ma le topiche arbitrali non possono rappresentare l’alibi perfetto, il Napoli ha meritato la sconfitta, la terza stagionale e sempre al San Paolo, c’era una volta quel fortino inespugnabile. Anche in inferiorità numerica, c’era tutto il tempo per provare a pareggiarla, bisognava metterci cuore e ardore, di cui la squadra era sprovvista, tant’è che Donnarumma non è stato mai impegnato e il Milan ha gestito il vantaggio senza alcun affanno. Manca la mentalità al Napoli di Gattuso, il tecnico si è assunto le proprie responsabilità e non ha risparmiato i suoi giocatori definiti “professorini”, ma cosa c’è che non va? Come è stato possibile non motivare a dovere la squadra che ospitava la capolista? Di Lorenzo sarà stato anche il peggiore in assoluto, ma non è che Koulibaly sia andato tanto meglio, proprio lui che aveva tutto, non foss’altro per il valore di mercato che gli si attribuisce, per mettere la museruola ad Ibrahimovic. In passato, era successo spesso ad Aronica di dare del filo da torcere al campione svedese, invece il forte senegalese se l’è perso due volte permettendogli di battere Meret. 

Non si affronta così una partita di cartello, qualche squilibrato parlava addirittura di scudetto, la speranza è che adesso sia ritornato sul pianeta terra, la verità è che questa squadra dovrà lottare fino all’ultimo per arrivare tra le prime quattro. Non sarà facile stante la nutrita concorrenza e la prossima partita di campionato è proprio uno scontro diretto contro una Roma che sta avendo un rendimento da scudetto. Dovesse steccare anche la gara contro i giallorossi di Fonseca, allora si aprirebbe una crisi per il Napoli e l’obiettivo quarto posto diventerebbe ancora più difficile di quanto non lo sia già. Non arrivare neanche quarto, sarebbe un fallimento clamoroso per un Napoli che non ha mai avuto un organico così ampio e pieno di valide alternative a chi scende in campo dal primo minuto. 

Ciò che manca è il cuore, quello che ha avuto l’Inter in diverse partite di campionato che sembravano ormai perse. È vero che la squadra di Conte, partita per vincere lo scudetto, ha accumulato un po’ di ritardo in classifica per qualche passo falso di troppo, ma quando si getta il cuore oltre l’ostacolo difficilmente ci si smarrisce. Il Napoli visto contro il Milan, invece, era letteralmente smarrito in mezzo al campo, incapace di creare ambasce alla retroguardia rossonera, mai messa sotto pressione come, per esempio, lo è stata quella azzurra a Bologna. Se non ci fosse stato Ospina, manco al Dall’Ara sarebbero arrivati i tre punti, dopo la vittoria con l’Atalanta il Napoli si è fermato, la cosa peggiore è non aver sfruttato quell’onda propizia, quel momento in cui si era acceso un grande entusiasmo. Dopo quei giorni di ribalta c’è il rischio di ripiombare nell’anonimato. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 novembre 2020 alle 13:50
Autore: Maurizio Longhi
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