È il Genoa il terzultimo ostacolo sulla strada del Napoli verso la conquista dello scudetto. I partenopei scenderanno in campo domenica sera al "Maradona" conoscendo già il risultato dell'Inter, impegnata poche ore prima a Torino contro i granata, e puntano quanto meno a consolidare il vantaggio di 3 punti in classifica sui nerazzurri. Antonio Conte spera di recuperare in extremis Lobotka, altrimenti si dovrebbe affidare a Gilmour in coppia con Anguissa. In panchina si rivede anche Neres. Per il resto si va verso la conferma del 4-4-2 con Olivera al centro della difesa, Lukaku e Raspadori davanti.

LA CONFERENZA DI CONTE

Le parole d'ordine per il finale di stagione

"Dobbiamo continuare e cercare di finire il lavoro. Mancano tre partite, il lavoro va finito. A giugno abbiamo detto 'amma faticà', dobbiamo proseguire in maniera seria come fatto finora".

Su come la città sta vivendo questi momenti

"Sinceramente, per vari motivi, sono stato più a casa questa settimana. Ho però avuto modo però di frequentare la città e devo dire che sto trovando grande responsabilità da parte dei tifosi. Il tifoso sogna, come noi, qualcosa di importante, ma sto trovando grande maturità. Trovo persone che dicono la cosa più bella, 'grazie', quindi il lavoro che stiamo facendo è apprezzato e questa è la soddisfazione massima".

Sugli assenti ed eventuali recuperi

"Lobotka è rientrato ieri in gruppo, si è allenato ieri e oggi, ma abbiamo ancora la rifinitura di domani mattina per prendere la decisione migliore possibile. Sicuramente è un giocatore importante per i nostri meccanismi, ha esperienza e maturità. Non vorrei farne a meno. Neres? Si è allenato parzialmente in gruppo ieri e in gruppo oggi, penso che possa essere convocato e andare in panchina, anche per assaggiare di nuovo l'atmosfera dello stadio. Si tratta di un giocatore che può fare la differenza, riaverlo con noi è già importante. Buongiorno invece è ancora fermo, settimana prossima potrà incrementare il lavoro e vedremo. Il suo recupero, così come quello di Juan Jesus, è più difficoltoso. Juan muore dalla voglia di tornare e mi dice che è pronto, ma i dottori frenano. Io apprezzo molto la loro voglia di tornare a mettersi a disposizione quanto prima".

Sul suo futuro

"Nessun tifoso mi chiede se resto o meno, mi chiedono tutti se vinciamo lo scudetto, ve lo assicuro. Io rispondo sempre che ci proveremo come stiamo facendo. Tutto il resto è noia".

Sull'eventuale pressione di un'Inter vincente a Torino

"La pressione ci sarà a prescindere, dovremo essere bravi noi a indirizzarla in maniera positiva, rimanendo concentrati e avendo voglia e determinazione. Le prossime due poi le giocheremo in contemporanea e sarà molto meglio. Per ora pensiamo solo a noi stessi, affronteremo una squadra che ha reso la vita difficile a tanti. Contro il Milan hanno disputato un'ottima partita e sono stati sfortunati, verranno a Napoli per giocarsela com'è giusto che sia e noi dobbiamo essere pronti".

Sulla gara d'andata

"La ricordo benissimo, l'ho rivista e anche su quella abbiamo fatto delle riflessioni su cosa poter fare meglio. Questa comunque sarà una gara, come le altre due, difficile perché comunque ci giochiamo la vita a livello sportivo e loro vorranno fare bella figura. Ci sarà un ambiente caldo, sold out, ma non ho visto nessuno che depone le armi prima di giocare, tanto meno contro il Napoli in questo momento".

Di nuovo sulla sfida di Marassi

"Ci sono stati secondi tempi in cui abbiamo sofferto di più, ma spesso è una percezione. Se rivedete la partita è stata più che altro la paura che potessero pareggiare. Ci sono state partite in cui abbiamo disputato secondi tempi importanti che hanno cambiato la storia della gara come quelle con Juventus, Inter e tante in cui abbiamo gestito bene fino all'ultimo come col Torino, il Lecce. Abbiamo vinto 1-0, ma sono stati comunque annullati due gol, uno per millimetri, fa parte anche di un percorso di crescita di un gruppo di ragazzi che s'è trovato in testa per tantissime giornate. Non siamo partiti con i favori dei pronostici da tutti, siamo partiti per dare fastidio e non lo dimentichiamo mai. Quando soffriamo, ci diventa bella la sofferenza ricordando l'anno scorso dove si è sofferto veramente".

Su come evitare il braccino corto

"Questa domanda la sento da quando mancavano 10 finali, poi sono diventate 7, 5, ora 3 e bisogna giocare 3 finali, prendendole una per una e cercando attraverso il lavoro di vincere sul campo. Dobbiamo essere focalizzati solo su quello percui ci alleniamo, per evidenziare i difetti degli avversari e i pregi nostri. È una pressione, ma c'è uno stress positivo e uno negativo".

Su cosa aggiungerebbe al suo libro autobiografico "Testa, cuore e gambe" dopo questa stagione

"Tutto dipende dalla testa, tutto parte dalla testa, poi quello che ci chiedono i tifosi è il cuore e non può essere messo in dubbio il nostro. Infine ci sono le gambe che vanno allenate. Ciò che muove tutto però è la testa, quello che mi piacerebbe, se dovessi aggiungere un altro vocabolo, che si sta anche perdendo anche nella crescita dei giovani, è la resilienza, essere pronti a sopportare la fatica, l'ostacolo, superarlo, andare oltre. Spesso e volentieri appena arriva la fatica o l'ostacolo si molla".

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 10 maggio 2025 alle 16:57 / Fonte: sportmediaset
Autore: Antonio Vistocco
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