A soli sette giorni dall'esordio in campionato (domenica 29 agosto al Partenio-Lombardi arriva il Campobasso dell'ex biancoverde Cudini) l'Avellino di Braglia ha affrontato il Sorrento (militante in Serie D) guidato dal tecnico irpino Renato Cioffi. L'amichevole contro i volenterosi rossoneri costieri non ha fugato i tanti dubbi che aleggiano nell'ambiente avellinese per una nuova rosa biancoverde che ha mostrato talune lacune non ancora colmate dal tecnico toscano.

Ad onor del vero, ad appena una settimana dalla nuova stagione agonistica, mister Braglia (lo ha anche confessato nelle interviste del post gara) non ha ancora certezze su una formazione base, e soprattutto sull'abito tattico da cucire addosso a questo nuovo Avellino.

Sono arrivati tanti calciatori nuovi, che hanno anche colmato alcuni ruoli in cui la compagine dello scorso anno era carente, soprattutto alla voce ricambi. A meno di dieci giorni dalla chiusura definitiva del calcio mercato, la compagine biancoverde può contare su 23 elementi abbastanza equivalenti, tanto da far pensare che il tecnico maremmano potrebbe tranquillamente schierare due formazioni più o meno sullo stesso livello tecnico.

In ragione di quanto premesso sopra a Braglia rimane l'imbarazzo della scelta, perchè gli elementi a sua disposizione, alcuni anche utilizzabili in più ruoli, consentirebbero al Maremmano diverse opzioni tattiche, prima ed anche durante le singole gare di campionato.

Nella prima frazione di gioco, l'allenatore dei Lupi ha proposto un undici ad albero di Natale, un classico 4-3-2-1, con Plescia unica punta, ai lati del quale agivano Kanoute e Carriero, con Mastalli, De Francesco e D'Angelo in mezzo al campo, davanti ad un pacchetto difensivo composto da quattro elementi. Ma, tranne le buone prove di Kanoute e Mastalli, l'Avellino non ha brillato per reattività atletica e soprattutto per chiarezza di idee.

De Francesco è apparso troppo compassato e privo di freschezza, ma soprattuto Plescia è sembrato un pesce fuor d'acqua, forse perchè, al netto di una condizioe decisamente approssimativa, non potuto agire in un sistema di gioco consono alle sue attitudini tecnico-tattiche. In altri termini, probabilmente l'ex Vibonese ha risentito della mancanza di un altro attaccante con cui dialogare.

Nel secondo tempo, poi, mister Braglia è passato dalla scarsa produttività offensiva, ad uno schieramento decisamente pù votato alla finalizzazione, mandando in campo addirittura tre attaccanti, con due prime punte (Maniero e Messina) ed una seconda (Gagliano), che spesso e volentieri giocava anche avanti alle due prime punte. Anche a centrocampo, l'ingresso di due uomini di sostanza e di qualità, come Aloi e Matera, accanto a Mastalli ha dato maggiore vigore alla manovra offensiva dei Lupi, restituendo un minimo di vivacità e produttiva in più rispetto al primo tempo.

Ma, al di là di tutto, quella che è saltato agli occhi è stata la condizione fisico-atletica ancora preoccupantemente approssimativa, al pari di un Braglia che ha mostrato di avere idee poche e confuse.

A fine gara, ha destato stupore la dichiarazione del tecnico biancoverde che ha confessato candidamente di essere ancora in attesa dell'arrivo di alcuni calciatori con dederminate caratteristiche per potere sviluppare un certo tipo di gioco.

Ma allora, la domanda sorge spontanea, in un mese di preparazione precampionato, mister Braglia cosa ha costruito, quale abito tattico è riuscito a cucire addosso a tutti questi elementi a disposizione, considerato che, a soli sette giorni dal campionato, neppure lui sa come giocherà la sua squadra?

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 agosto 2021 alle 02:05
Autore: Rino Scioscia
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