Tre vittorie, al netto dell'ultima impresa play out compiuta col Villa Literno, due pari e tre sconfitte. Il miracolo Pomigliano porta il nome del suo condottiero, Guglielmo Tudisco, arrivato a fine febbraio al capezzale granata dopo una stagione tormentata e perennemente in salita, caratterizzata da continui ribaltoni tecnici e societari. Tanti i giovani valorizzati nel suo breve ma efficace percorso. La salvezza finale, sudata e quasi insperata fino a due mesi fa, è stata la ciliegina sulla torta di un viaggio avventuroso ma comunque pieno di curiosità e motivazioni. "È stata una scommessa che ho accettato con grande entusiasmo e molti stimoli - rimarca il tecnico ex Casertana e Giugliano -. Di questo non posso che ringraziare la società che ha voluto puntare su di me. Ci sono certe sfide che ti danno quella carica in più. Faccio spesso questo paragone: a tutti i medici piace lavorare in una equipe e clinica a cinque stelle, ma il bello è quando sei ad operare in un ospedale di campo".
Che contesto ha trovato al suo arrivo e in che modo è riuscito a rivitalizzare un gruppo così giovane e con over contati sulle dita?
"Purtroppo quando si subentra in corso ad un collega non è mai piacevole, anche se fa parte del nostro lavoro, significa che qualcosa non è andato bene e quindi devi cercare di capire subito dove sono le falle e come intervenire. Ho trovato ragazzi appassiti, piatti, che avevano necessità di ritornare a sentire che non tutto era finito, che potevano ancora riaccendere la fiammella e raggiungere l’obiettivo. Si sentivano sfiduciati, colpa anche dell’assillo del risultato che non veniva dal 3/12, oramai era diventato un peso insormontabile. Ho cercato di trasmettere loro serenità, di farli sorridere. Ci sono riuscito e questa è la soddisfazione più bella".
Anche perché entrare nel cuore di ragazzi giovani è sempre un motivo di appagamento personale...
"Ho ripetuto spesso che la vita non è sempre un'autostrada ben asfaltata e rettilinea, purtroppo ci sono tratti sterrati, curve, discese e salite che minano il percorso. Per poter superare tutto ciò è necessario lavorare con applicazione cercando sempre di migliorarsi. Ho trovato comunque un gruppo disposto al sacrificio che mi seguiva con grande dedizione e applicazione".
Quali sono i migliori giovani in prospettiva di questo Pomigliano e come li ha modellati anche tatticamente e tecnicamente?
"Non mi soffermerei su qualcuno in particolare, perché ho sempre creduto nel gruppo e mai nei singoli. Complessivamente direi che è un organico omogeneo, composto da ragazzi molto interessanti, con spiccate qualità tecniche. Forse l’unica pecca è stata quella di disporre di una rosa molto ridotta, parliamo di una disponibilità di 19 unità. Già dalle prime sedute di allenamento, ho analizzato il gruppo sia singolarmente che collettivamente. Avendo anche tanti colloqui individuali, ho cercato di capire quali fossero le caratteristiche di ognuno di loro e soprattutto di comprenderne le certezze sia sotto l’aspetto tattico che mentale. Mi sono adattato alla loro duttilità e flessibilità cercando di trasferire quei pochi concetti che potessero dare loro ancora più consapevolezza dei propri mezzi".
Come è stata la preparazione dell'ultima settimana anche da un punto di vista psicologico considerate le tante pressioni su un gruppo poco abituato a sfide di un certo tipo?
"L’unico rischio di un gruppo così giovane è la tenuta mentale ed è su questo aspetto che ho lavorato tanto. Ho cercato di tenere anche negli allenamenti concentrazione e attenzione, li ho tenuti fuori dalle critiche e dalle pressioni, mi sono comportato come fa un buon padre di famiglia, usando bastone e carota".
Lei spesso viene chiamato in corsa per aggiustare le situazioni più critiche. Anche stavolta è andata bene come sei anni fa a Caserta.
"È sempre un’emozione rientrare, ero carico e avevo il fuoco dentro. Stare fuori dal campo ti logora, ma avevo bisogno di uno scenario che mi desse stimoli del genere, che mi permettesse di essere me stesso e fare da supporto ad un gruppo che ti chiede aiuto".
Il futuro?
"Per il momento non c’è in piedi nessun discorso, perché l’obiettivo principale era ottenere la salvezza sul campo. Adesso me la godo tutta e mi prenderò un po’ di pausa per recuperare energie fisiche e mentali. Ho necessità di rigenerarmi, questi due mesi sono stati molto intensi. Poi per il futuro si vedrà, sicuramente darò la mia priorità al Pomigliano".
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