Che questo Napoli non fosse da scudetto non lo si è capito di certo nella disfatta del Bentegodi di Verona, ma ciò che fa più rabbia di questa squadra è che non fa neanche sognare i suoi tifosi. Vincendo in terra scaligera, la distanza dal primo posto si sarebbe ridotta a sei lunghezze con una gara da recuperare, sarebbe stato lo stesso fuori luogo parlare di tricolore, ma almeno si sarebbe creato un po’ d’entusiasmo, a maggior ragione dopo la finale persa contro la Juventus. Invece niente, neanche i passi falsi delle milanesi sono riusciti a motivare questa squadra che non ha un briciolo di carattere. Bisognava scendere in campo con il sangue agli occhi e la bava alla bocca per l’occasione che si era venuta a creare di mettere in secondo piano la Supercoppa, la gara si era messa anche subito in discesa con il vantaggio di Lozano, poi è scesa la notte sugli uomini di Gattuso. Il Verona ha ridicolizzato il Napoli sul piano del gioco, sembrava ci fossero tre categorie di differenza tra le due squadre. 

Possibile che Gattuso non sia riuscito a dare una idea di gioco dopo più di un anno di lavoro? Ma come si può parlare di veleno e di annusare il pericolo se i giocatori non sanno cosa fare sul rettangolo di gioco? Erano tanti i motivi per vedere un Napoli rabbioso, feroce e famelico nella città di Giulietta. Si sapeva che la squadra non avesse personalità, ma ci si aspettava almeno un po’ d’orgoglio dopo una finale persa contro la Juventus, o qualcuno ancora non ha capito cosa significa per i napoletani perdere una finale contro gli acerrimi rivali bianconeri? Già solo questo era un valido motivo per aspettarsi una reazione veemente e impietosa, poi dopo i risultati delle due milanesi, se n’era aggiunta un’altra di ragione per preparare nel migliore dei modi una partita chiave. Per di più, si era anche messa subito nel binario giusto, e che si fa? Si soccombe sotto il dominio incontrastato dell’Hellas, era imbarazzante vedere un Napoli così impotente affannarsi ad inseguire gli uomini di Juric. 

Parlare di lezione di gioco è riduttivo, gli azzurri escono dal Bentegodi mortificati, bastonati e ridimensionati. Per i tifosi già era dura accettare la sconfitta di mercoledì, dopo l’indegna prestazione di Verona affiora quasi uno sconforto misto a rassegnazione. Fa ancora più rabbia pensare che solo una settimana fa, il Napoli travolgeva la Fiorentina, significa che la qualità c’è, manca il temperamento, manca la mentalità, manca un allenatore con le idee chiare. Nel giro di una settimana, è stata persa la Supercoppa contro la Juventus e si è passati dal terzo al settimo posto in classifica. Ogni volta che questa squadra sembra aver trovato la quadra, poi crolla in modo fragoroso, mancherà anche un girone ma ci si è resi conto del serio rischio di perdere la Champions per il secondo anno consecutivo. Sul banco degli imputati era naturale che vi salisse mister Gattuso. È chiara la confusione del tecnico calabrese, non solo nell’undici iniziale, soprattutto nella lettura delle partite, sia a Reggio Emilia che a Verona, nella fase finale, ha fatto entrare tutti i giocatori offensivi creando solo una confusione che, di fatto, non ha portato a nulla di buono. 

Ma veramente sperava che potesse avere qualche effetto positivo? A maggior ragione se, nel giro di pochi minuti, ha chiesto una infinità di volte a Politano e a Lozano di scambiarsi fascia con il risultato che sia l’uno che l’altro ci capivano poco e niente. Non ci sono alibi che tengano, non dovevano essercene neanche l’anno scorso quando si parlava di tensione nello spogliatoio e di ammutinamento, che dovrebbe dire la Roma? A Trigoria è stata vissuta una settimana terribile con la Caporetto nel derby contro la Lazio e l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dello Spezia a cui si sono aggiunte la polemica per il pasticcio relativo alla sostituzione in più e la frattura tra Fonseca e un gruppo di giocatori tra cui Dzeko, il più rappresentativo. I giallorossi, nonostante le numerose defezioni, hanno risposto in campionato battendo proprio lo Spezia con un gol a tempo praticamente scaduto dopo aver subito il pari ad inizio recupero. Si getta il cuore oltre l’ostacolo quando si vuole la vittoria ad ogni costo, alle difficoltà si reagisce, non come fa il Napoli che naufraga totalmente dimostrando di non avere carattere. Dove può arrivare una squadra senza carattere? Può al massimo confermare il piazzamento dello scorso anno. Il settimo posto.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 25 gennaio 2021 alle 18:33
Autore: Maurizio Longhi
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