Il Napoli ha appena battuto 6-0 la Fiorentina, ma aveva anche maramaldeggiato il Genoa con lo stesso risultato, poi la Roma e il Crotone 4-0, l’Atalanta e il Cagliari 4-1. Se iniziassimo a spiegarlo ad un soggetto appena giunto da un altro pianeta, penserebbe subito che stiamo parlando della capolista del campionato, della tipica schiacciasassi senza freni e senza pietà. Invece dovremmo anche spiegargli che lo stesso Napoli ha anche perso, tra l’altro nel proprio stadio, contro un Sassuolo che si era presentato senza l’intero reparto d’attacco titolare, contro lo Spezia che lotterà fino all’ultimo per non retrocedere e che solo in pieno recupero, grazie alla giocata di un singolo, ha evitato la sconfitta contro il Torino che ha appena esonerato il proprio allenatore. Questo è il Napoli, può capitare che nella stessa partita siano ispirati i vari Insigne, Lozano e Zielinski e le avversarie vengano annichilite, poi magari dopo tre giorni scendono in campo le loro controfigure. In pratica, quando ci si illude che il Napoli abbia trovato la sua quadratura e si alza il livello di aspettativa, arriva puntuale il ridimensionamento.
Una squadra così non è destinata ad andare lontanissimo, perché le ambizioni devono essere accompagnate da una parola d’oro: continuità. Senza la costanza ci si può al massimo divertire, sperare che ci siano più partite spettacolari che altre sottotono, ma alla resa dei conti ci si ritrova con poco tra le mani, a parte qualche emozione. È anche vero che a Napoli non si è mai soddisfatti, perciò tutti sono concordi nel dire che in un ambiente così volubile è difficile vincere. Dopo la vittoria di Udine, giunta al fotofinish grazie alla zuccata di Bakayoko, sembrava che la squadra avesse perso per la quantità di critiche piovutele addosso. Però, proprio quella vittoria rocambolesca è servita per ritrovare fiducia, a conferma di quanto nel calcio siano i risultati a contare più di qualsiasi altra cosa. Dopo l’immeritata sconfitta a Milano contro l’Inter, nonostante gli elogi per la qualità della prestazione, la squadra subì un contraccolpo psicologico offrendo una prova imbarazzante in casa della Lazio e un’altra ancora a Fuorigrotta contro il Torino.
Questo succede quando c’è un difetto di personalità e ormai è un dato di fatto che il Napoli abbia un problema in tal senso. Lo si può risolvere solo dotandosi di elementi carismatici con una grande carriera alle spalle senza tenere conto dell’età, non è un caso che il Milan abbia fatto un salto di mentalità con il ritorno di Ibrahimovic. Si è dovuto ricredere chi pensava che lo svedese fosse arrivato a Milano per svernare, uno con la sua mentalità vuole essere sempre protagonista. Il Napoli è una squadra competitiva, quest’anno più che mai con giocatori che possono cambiare il volto di una gara subentrando dalla panchina, che però non può permettersi di sacrificare continuità e personalità, i pilastri su cui costruire annate vincenti. il dato più incoraggiante è quello relativo alla difesa, la migliore del campionato con soli 16 reti subite, può sembrare quasi un controsenso sostenere che questa squadra non abbia equilibrio con un pacchetto arretrato meno perforato rispetto a tutti gli altri e un attacco che non si risparmia con 40 gol segnati. Spesso è stato un problema di interpreti, con Fabian Ruiz che non ha mai convinto agendo nei due di centrocampo nel 4-2-3-1 d Gattuso, lo si ritiene inadeguato per svolgere quelle mansioni ma il tecnico sembra essere di diverso avviso continuando a schierarlo in quella porzione di campo.
Sarà un caso ma, complice la positività al covid dello spagnolo (a cui auguriamo una pronta guarigione), contro la Fiorentina hanno giocato Demme e Bakayoko e il Napoli si è messo a ruggire. Va anche detto che l’italo-tedesco, prima che segnasse il gol del 2-0 che ha dato il via alla goleada, aveva provocato due azioni pericolosissime dei viola con il risultato ancora in bilico, segno che giocare lì in mezzo, a sostegno di un fronte offensivo ricco di qualità, non è semplice per nessuno. Il Napoli ha battuto 6-0 una Fiorentina che, prima di Natale, era andata a dettare legge in casa della Juventus, la quale è reduce dalla netta sconfitta nel derby d’Italia contro l’Inter. Indubbiamente, sono gli uomini di Gattuso ad arrivare meglio alla finale di mercoledì al Mapei Stadium, ci sarà in palio la Supercoppa, ma sarà la classica partita in cui potrà succedere di tutto. Se il Napoli vorrà bissare il successo dello scorso 17 giugno quando ha alzato la Coppa Italia sotto il cielo di Roma, la Juve ha ancora il dente avvelenato sapendo che sarà difficilmente tollerata dall’ambiente una eventuale terza sconfitta consecutiva in una finale tutta italiana.
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