Non era una serata come tutte le altre, non era una mera partita di campionato contro una illustre avversaria. Lo spirito di Maradona aleggiava su Fuorigrotta, lui che nel 2014 era allo stadio proprio in un Napoli-Roma di Coppa Italia che finì 3-0 per gli azzurri e, ad ogni gol, si lasciò andare ad esultanze incontenibili come quando con la sua 10 sulle spalle disegnava calcio in quello che era il suo tempio. La squadra di Gattuso ha interpretato benissimo la partita, l’approccio iniziale è stato guardingo come quello della Roma, nessuna aggressività e ritmi bassi, poi su quella punizione di Insigne, ehm, chi è che non ha pensato che? Si ha quasi paura di dirlo, ma la sensazione è che ci sia stata una ispirazione dall’alto, una presenza invisibile solo agli occhi, per il resto si percepiva in tutta la sua essenza. Deliziosa la parabola del folletto di Frattamaggiore con Mirante non esente da responsabilità, commovente la sua esultanza con la maglia dedicata a Maradona mostrata alle telecamere e ripetutamente baciata. Prestazione con poche sbavature nella prima frazione e una Roma in evidente soggezione.
Nella ripresa non è cambiato il canovaccio, giallorossi svagati e remissivi e il Napoli ha dilagato annientando la squadra di Fonseca. Fabian Ruiz ha firmato il raddoppio avvicinandosi poi ad una telecamera urlando con forza “Diego”, Mertens ha centrato il tris e Politano, entrato a gara in corso, ha confermato di essere in grande spolvero siglando un gol fenomenale dribblando anche il portiere. Un poker perentorio per un Napoli accompagnato da una forza a tratti sovrumana, la squadra aveva qualcosa in più, anche una maglia sensazionale con i colori dell’Argentina in onore del Pibe de Oro. C’è chi già vorrebbe vederla per tutto l’anno, ha immediatamente catturato per fascino e bellezza, e pensare che ricorda quella del 2002-2003 in un anno in cui le cose non andarono granché bene. Stavolta però è diverso, oltre ad essere prima di tutto il Napoli diverso rispetto a quello di una epoca tra le più buie della storia, c’è la speranza di vivere una stagione da protagonisti.
Con la vittoria contro la Roma, considerando il perdurare delle difficoltà per la Juve di Pirlo e con Lazio e Atalanta – le migliori della scorsa annata – entrambe cadute nell’ultimo turno in quanto fagocitate dagli impegni europei, il Napoli si è ripreso un posto nell’alta classifica. Sembra che non ci sia una dominatrice assoluta, l’unica ad avere un rendimento da corazzata è il Milan che ai nastri di partenza nessuno avrebbe pronosticato in vetta al campionato. La squadra rossonera, con sette vittorie e due pareggi, guarda tutti dall’alto dimostrando di vincere e convincere anche senza Ibrahimovic, come a voler far capire di non essere dipendente dal fuoriclasse svedese. Ci si chiede se la squadra di Pioli riuscirà a tenere questo ritmo o prima o poi lascerà qualcosa per strada, sta di fatto che il campionato non è mai stato così incerto con tante squadre racchiuse in pochi punti.
Relativamente al Napoli, tenendo conto della discontinuità delle ultime settimane, sarebbe insensato parlare di una candidatura per il vertice, mancano maturità e mentalità, va sicuramente detto che, alla luce della forza dell’organico, sarebbe un fallimento non rientrare tra le prime quattro. La prestazione offerta contro il Milan aveva destato non poche perplessità, mentre a distanza di una settimana ne è arrivata una brillante e autorevole contro una Roma in gran forma. I capitolini si erano presentati al San Paolo accompagnati da un grande entusiasmo, serviva il miglior Napoli per ritornare al successo e miglior Napoli è stato, una versione simile di quello visto contro l’Atalanta. Contro gli orobici fu una partita diversa archiviata in un tempo, mentre contro la Roma si è dilagato nella seconda frazione con una Roma frastornata e impotente. La squadra ha onorato nella maniera migliore la memoria del suo idolo indiscutibile e incontrastato, senza il quale non avrebbe vissuto un settennato di indimenticabili successi, dalla gara di ieri bisognerà trarre il giusto livello di consapevolezza per esprimersi ancora con la stessa intensità perché non sempre si potrà attingere dalla forza emotiva.
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