Quella maglia albiceleste porta proprio fortuna al Napoli, si vince a colpi di poker. Dopo quello rifilato alla Roma, ne è arrivato un altro a Crotone, in una partita che si presentava ricca di insidie. Entrambe le gare sono state sbloccate da una magia di Insigne: a Roma con una splendida punizione, allo Scida con un destro a giro al fulmicotone, la specialità della casa. Il capitano azzurro prova a rendersi sempre più leader di questo gruppo, forse responsabilizzato anche dal fatto essere diventato un punto di riferimento della Nazionale di Mancini. Il Napoli voleva offrire una prova convincente dopo quella poco determinata in terra olandese contro l’Az, dove ad un buon primo tempo è seguita una ripresa piena di ombre. A Crotone l’ha sbloccata Insigne dopo una ottima iniziativa di Zielinski, che sembra ritrovare smalto e fiducia con il passare delle giornate, nel primo tempo la squadra di Stroppa non è stata mai doma, impegnando anche seriamente Ospina con un tiro potente ma non molto angolato di Vulic. 

La gara era apertissima e piacevole, poi ad inizio ripresa l’espulsione di Petriccione per una pericolosa entrata a martello su Demme ha rappresentato uno spartiacque importante. Con l’inferiorità numerica, la compagine pitagorica si è sentita depotenziata e il Napoli è andato sul velluto raddoppiando con Lozano, splendidamente servito da un ispiratissimo Insigne, e poi c’è stata gloria anche per Demme e Petagna. Il centrocampista italo-tedesco ha fornito una prestazione di cuore, ordine e disciplina, ha messo la sua firma anche in campionato dopo averlo fatto in Europa in un momento delicatissimo, quando il Napoli era in svantaggio in casa del Rijeka e non riusciva a scardinare il bunker croato. L’Ex Lipsia si è guadagnato il posto in squadra, si sta esprimendo su ottimi livelli ed è giusto che gli venga ancora assegnata una maglia da titolare, anche se c’è da sacrificare uno come Fabian Ruiz, la cui qualità non è in discussione ma la sua discontinuità sicuramente sì. 

Diverso il discorso relativamente a Petagna, bersagliato dalle critiche dopo le due occasioni fallite in casa dell’Az e poco cattivo anche a Crotone sul risultato ancora fermo sullo 0-0. Il gol del definitivo poker, con la gara ormai archiviata da un pezzo, non può cancellare le perplessità sul suo conto, la generosità non gli manca, ne è dotato a profusione, ma una punta centrale si nutre del sangue degli avversari e, dinanzi al portiere, deve essere spietata. Chissà che il gol a Crotone non gli sia servito per esorcizzare un po’ di ansia da prestazione, a volte basta poco, anche un semplice episodio in una gara che non ha più nulla da dire, per sentirsi più liberi e sereni. Per riassumere, quella di Crotone è stata una gara aperta e difficile per il Napoli fino all’espulsione di Petriccione, quello è stato il momento chiave che ha orientato la sfida nella direzione degli uomini di Gattuso, bene ha fatto quest’ultimo a sottolineare i meriti dell’avversaria parlando di risultato bugiardo. 

Il Napoli è al secondo posto, sono 21 i punti conquistati sul campo (gli stessi dell’Inter), la classifica sorride anche se non autorizza a parlare di scudetto, obiettivo non alla portata per gli azzurri. Adesso, però, si presenta l’occasione ideale per dimostrare quella maturità e quella mentalità che finora sono venute meno nei momenti clou: giovedì arriva al San Paolo, ormai ribattezzato Diego Armando Maradona, la Real Sociedad, uno spareggio per approdare ai sedicesimi di Europa League. L’Az non dovrebbe avere problemi con il Rijeka, anche se è esploso il caos nell’ambiente olandese dopo il clamoroso ribaltone alla guida tecnica, Napoli-Real Sociedad sarà decisiva e bisognava evitare di rendere tale una sfida da tripla. La forza della compagine basca non è in discussione, il Napoli ha il vantaggio di giocare per due risultati su tre nella speranza che, ultimi risultati alla mano, gli avversari stiano attraversando un periodo di appannamento. Per gli uomini di Alguacil, gli ultimi tre pareggi sono costati la vetta della Liga e il serio rischio di dire addio all’Europa League. In questo calcio post-covid, dove si gioca ogni tre giorni, basta una partita per segnare la propria rinascita o la propria condanna. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 07 dicembre 2020 alle 17:07
Autore: Maurizio Longhi
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