Nikolaos Anastópoulos nasce a Dafni, piccolo comune alla periferia di Atene, il 22 gennaio 1958. Inizia nelle giovanili della squadra della sua città prima di passare al Panionios, dove nel ’77-’78 fa il suo esordio in prima divisione. Non ancora ventenne, nel settembre del ’77 conosce anche la gioia dell’esordio in nazionale, nell’amichevole Romania-Grecia (6-1). Al Panionios prende il posto di Thomas Mavros, uno dei migliori calciatori greci di tutti i tempi, trasferitosi all’AEK Atene. E proprio all’AEK di Mavros, nel giugno del ‘79, si trova a dover contendere la Coppa di Grecia. All’atto conclusivo chi lascia il segno, però, non è Mavros, ma proprio il giovane Anastópoulos che al 51 esimo apre le danze per il 3-1 finale con il quale il Panionios si aggiudica per la prima volta nella sua storia il trofeo.
Il successo permette al piccolo club di Néa Smimi di iscriversi, nella stagione successiva, alla Coppa delle Coppe, torneo che vede Anastópoulos andare a segno sia nel primo turno contro gli olandesi del Twente (un gol all’andata e uno al ritorno) che nel successivo impegno con il Goteborg. Le sue performance attirano le attenzioni di diversi club, anche europei, ma nella corsa al “Golden Boy” greco la spunta l’Olympiakos Pireo, dando così inizio alla sua leggenda.
Ad Atene, infatti, diventa una vera e propria star, racimolando numeri da paura: 115 reti in 198 presenze, marcature che gli valgono il trofeo quale miglior goleador del campionato per ben 4 volte (‘82-‘83, ‘83-‘84, ‘85-‘86, ‘86-‘87), con la ciliegina del terzo posto nella corsa alla scarpa d’oro della stagione ‘82-’83 grazie ai 29 gol messi a segno. I riconoscimenti personali fanno il pari con i risultati di squadra. L’Olympiakos, infatti, si aggiudica ben 4 titoli (‘80-‘81 ; ‘81-‘82 – quando l’arrivo a pari punti col Panathinaikos costringe le squadre allo spareggio-scudetto vinto dai biancorossi 2-1 con rete di Anastópoulos ‘82-‘83; ‘86-‘87) e una Coppa di Grecia (‘80-‘81).
L’eco delle sue gesta fa il giro dell’Europa. I suoi gol sono tanti e pesanti, come la doppietta che stende l’Ajax al primo turno della Coppa dei Campioni ’83-’84. Inoltre il baffuto centravanti è il capitano della Nazionale greca (chiuderà con 73 presenze e 29 reti, numeri che ancora oggi gli garantiscono il primato assoluto dei bomber ellenici all-time!).
È in questo clima di incertezza tecnica e difficoltà economica che Anastópoulos si trova a dover affrontare l’impatto con un campionato molto più difficile di quello al quale era abituato. A questo si va ad aggiungere il carico di responsabilità che sente di avere addosso in quanto primo rappresentante, almeno in epoca moderna, del movimento calcistico ellenico (prima di lui, infatti, c’era stato solo un altro greco in Serie A, tale Alfredo Rangona sul finire degli anni ’40). Basta dire che la tv greca, vista la sua popolarità in patria, si accorda con la RAI per trasmettere tutte le partite dei Lupi. Problemi di ambientamento ma non solo. Anastópoulos soffre la preparazione ‘‘massacrante”, che lo imballa rallentandone l’inserimento in squadra. Smaltito il carico di lavoro, arriva il boom: due partite in Coppa Italia, tre gol e un incrocio dei pali. Sembra l’inizio di un idillio.
Dopo l’exploit dichiara: “Ora il mio sogno è che la stampa parli anche di me, oltre che dei Gullit, dei Rush, dei Van Basten che rispetto e ammiro. Io farò di tutto per costringerli a suon di gol”. L’1-0 con cui firma la vittoria casalinga sul Piacenza è salutato dal “Corriere dello Sport” con un commento a dir poco sfacciato: “... ad Avellino hanno scoperto Maradónopoulos…”. Bomber di razza come pochi: opportunista come Paolo Rossi, doti acrobatiche alla Savoldi, nonostante un fisico non certo imponente (appena 176 cm) e tanto per gradire baffone alla Virdis. Anstópoulos a 29 anni, nel pieno della sua maturità calcistica, fa il suo esordio in A nella 1a giornata del campionato ’87-’88 (Avellino-Torino 2-1), ed è qui che finisce la leggenda e inizia il dramma. L’Avellino per salvarsi confida nei suoi gol e in quelli di Schachner. Le vicende societarie però condizionano non poco la squadra che non parte benissimo e così Vinicio, che tanto lo aveva voluto, lascia i Lupi nelle mani di Eugenio Bersellini.
In avvio di stagione il greco è vittima di uno stiramento e quando rientra, non lascia traccia del suo passaggio. Graziano, a causa della sua indolenza, lo vuole addirittura fuori rosa, lui s’intristisce sempre più, non lega con nessuno, soffre di nostalgia, odia la pasta per non parlare della lingua. La squadra nel frattempo sprofonda in una disperata situazione. Alla fine del girone di andata è penultima con 7 punti. Schachner fa quello che può, ma la mancanza di una spalla adeguata si sente eccome. Bersellini, infatti, ci mette poco per rendersi conto che il ragazzo in Italia non avrebbe sfondato e gli preferisce un centrocampista come Bertoni, mandandolo in campo col contagocce.
A fine stagione il bilancio di Anastópoulos è spaventoso: 16 presenze, un discreto numero di brutte figure e zero gol. Uno che era sempre abituato ad andare in doppia cifra, con picchi realizzativi di assoluto valore non la butta dentro neanche una volta, nemmeno per sbaglio. “Ho difficoltà con la lingua in campo – spiega – penso in greco, traduco in italiano e, nel frattempo, il pallone se n’è già andato”. Un disastro epocale!
Il mancato apporto realizzativo di Anastópoulos si somma a una gestione societaria fallimentare: i giocatori, infatti, reclamano stipendi arretrati, minacciando la messa in mora della società. La squadra è allo sbando. Grazie ad un fantastico girone di ritorno quando si arriva all’ultima giornata, la classifica vede l’Empoli a 18 punti già retrocesso (la CAF lo aveva penalizzato di 5 punti), Pisa e Avellino 22, Ascoli 23. I tifosi irpini credono ancora nella salvezza e partono in massa alla volta di Milano, dove i Lupi sono attesi dall’Inter di Trapattoni a caccia di un posto in UEFA. Obiettivo: vincere! Anastópoulos non parte titolare dalla 21a giornata, ma a causa dell’assenza di Schachner, Bersellini è giocoforza costretto a mandarlo in campo dal primo minuto nella partita più importante della stagione, quella che avrebbe potuto cancellare le malefatte di un intero anno. Il centravanti greco tuttavia, invece di approfittare dell’occasione riesce nell’ennesima “impresa” stagionale, quella di farsi cacciare fuori (con l’Inter ridotta in dieci per l’espulsione di Scifo) azzerando così il vantaggio numerico. Alla fine il risultato sarà di 1-1, un pari che sta bene al Trap, ma non basta all’Avellino per salvarsi.
Secondo le malelingue Anastópoulos aveva premeditato l’espulsione, perché c’era il rischio che l’Avellino potesse disputare lo spareggio per restare in A e questo avrebbe significato trattenersi in Italia almeno altre due settimane, rinunciando così alla convocazione in Nazionale. Rispedito in patria senza indugi, firma con il Panionios e dopo una stagione per ritrovarsi ritorna all’Olympiakos, dove resta per tre campionati firmando 30 gol in 72 gare, conquistando due Coppe di Grecia (‘89-‘90 e ‘91-‘92) e una Supercoppa (1992). Infine il canto del cigno con l’Ionikos (7 gol in 19 presenze) e un carneo a 36 anni di nuovo all’Olympiakos dove mette piede in campo solo 3 volte nella stagione ’93-’94.
Appese le scarpette al chiodo ha intrapreso con buoni risultati la carriera di allenatore, ma nonostante le diverse panchine, non è ancora riuscito a guidare il “suo” Olympiakos. Baffo alla Magnum P.I., il basket come seconda passione, oltre ad una certa ricercatezza nel vestire, Anastópoulos si accorse subito che, nonostante in patria fosse un semidio, qui da noi non c’è strombazzamento che tenga, se non la butti dentro non sei nessuno. Se ai tifosi dell’Olympiakos toccò il dolore di vederlo partire, quelli dell’Avellino piansero quando lo videro giocare.
Autore: Antonio Vistocco
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