Potrebbe giocare una Eccellenza di vertice e non solo, ma ha deciso di scendere di categoria perché questo Sporting Barra vuole fare le cose in grande. Gianmarco Porcaro è un centrocampista che spicca per qualità e fa soprattutto dell’abnegazione, della diligenza e della professionalità le sue armi migliori. Proprio per questo gli allenatori se lo tengono stretto, è uno che non delude e si impegna al massimo per garantire standard di rendimento sempre elevati. A Barra il presidente Mango vuole creare una realtà che faccia parlare di sé non solo nell’immediato, bensì anche per il futuro perché il progetto non ha un respiro corto ma ampi orizzonti. Quegli orizzonti che mancano da troppo tempo nel quartiere napoletano, magari il calcio può essere un veicolo anche di riscatto sociale, perché no. A Barra c’è dignità e umanità, solo che nelle periferie le virtù sembrano destinate a restare nell’ombra, i Lupi rossoblu possono fare luce anche su di esse. Per questo chi ha scelto Barra si è assunto una grande responsabilità, quella di rendere grande non solo una squadra, con essa anche un territorio che sicuramente non farà mancare il suo impareggiabile sostegno a chi scenderà in campo. Quella rossoblu è una maglia che facilmente può diventare una seconda pelle, perché Barra è uno di quei quartieri ai quali ci si sente subito legati da un senso di appartenenza, come se adottasse gli animi puri cullandoli nel calore del proprio ventre. Porcaro è uno dei pezzi pregiati del mercato condotto dal ds Guadagnuolo, parliamo di un ragazzo esperto, classe ’89, ma con lo spirito di un imberbe ragazzino desideroso di accettare e vincere nuove sfide. Ha calcato palcoscenici prestigiosi nella sua carriera, conosce bene la serie D avendoci giocato con l’Olginatese, il Pomigliano, la Viribus Unitis, la Cavese, poi è stato un perno del San Giorgio dei miracoli che per due anni ha sfiorato la D, l’anno scorso ha accettato la Promozione allettato dal progetto Ercolano, quest’anno voleva ritornare nelle categorie che più gli competono, ma poi è arrivata la chiamata da Barra…

IMPOSSIBILE RIFIUTARE – “Dopo l’esperienza dell’anno scorso, mi ero ripromesso di non giocare in Promozione, infatti ero in contatto con diversi club di Eccellenza, poi mi ha chiamato mister Sarnataro e mi ha prospettato la possibilità di andare a Barra. Non mi ha convinto solo il suo entusiasmo ma anche quello del presidente che è un giovane, ama tantissimo il calcio e coltiva grandi ambizioni, l’aspetto più importante è che non lo fa solo a parole, fa parlare i fatti. Ci alleniamo al Centro Ester, il nostro quartier generale a due passi dallo stadio, e vedo una organizzazione da professionismo, non ci manca alcunché, abbiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Tutto questo ci responsabilizza perché la società sta facendo il massimo, ora sta a noi scendere in campo e ottenere i risultati, sicuramente in una situazione simile ciascuno dà il meglio di sé. Il progetto è lungimirante, si va avanti a step senza fare il passo più lungo della gamba, l’obiettivo è fare un campionato importante ma senza troppi proclami perché i campionati non si vincono mai prima di iniziare. L’organico è forte anche se siamo un gruppo nuovo che deve amalgamarsi, sicuramente c’è voglia di vincere e mi sembra una buona base di partenza”.

ENTUSIASMO – “Se ne respira tanto in questi giorni, siamo anche un po’ stanchi perché i carichi di lavoro iniziano a farsi sentire. L’obiettivo è puntare in alto ma non lo diciamo noi, lo dicono gli addetti ai lavori e infatti tutti ci aspetteranno al varco. Nell’ambiente si percepisce grande serenità, merito anche del mister che è bravissimo a creare il clima giusto, tra noi giocatori c’è quell’affiatamento figlio della volontà di voler perseguire insieme l’obiettivo stagionale. Questo fa sì che ci sia una intesa anche sotto il profilo umano, fattore che ci aiuta a creare un gruppo coeso e solido. Su un aspetto mi sbilancio, vedo in tutti la consapevolezza di chi siamo e di cosa ci aspetta, elemento fondamentale anche per calarsi nella mentalità. Ci sono giocatori che non hanno mai giocato in questa categoria, pertanto se non ci si cala nella mentalità della Promozione tutto diventa più difficile, l’ho sperimentato lo scorso anno ad Ercolano dove si è costruita una squadra fortissima sulla carta ma mancava tutto il resto. I risultati ne sono stati lo specchio fedele. Consapevolezza e umiltà sono le prerogative necessarie per affrontare questa categoria”.

DIFFERENZE TRA ECCELLENZA E PROMOZIONE – “Ce ne sono, inutile negarlo. In Eccellenza il calcio è per molti un lavoro sia per i giorni e gli orari di allenamento e sia per gli stipendi, mentre la Promozione per diversi club è un dopolavoro e questo fa sì che si incontrino squadre non eccelse dal punto di vista della qualità tecnica ma estremamente scorbutiche e antipatiche. Questa è una delle difficoltà della categoria, mica è detto che contro questa avversarie i risultati siano scontati? Anzi, ci vuole la giusta umiltà per tenere alta la concentrazione e scongiurare il rischio di pensare che un divario tecnico sia la garanzia di una vittoria. Quando si affrontano avversarie che non hanno nulla da perdere il rischio è sempre dietro l’angolo. A Barra facciamo a tutti gli effetti un lavoro degno di un club di Eccellenza, per questo alla cultura del lavoro, di cui giustamente tanto si parla, preferisco aggiungere la cultura del professionismo. Nel nostro entourage traspare professionalità ad ogni livello, forse anche per questo si sta parlando molto della nostra realtà, è la conseguenza di una programmazione seria e certosina”.

RAPPORTO CON IL MISTER – “Lo conosco bene, se anche lui ha accettato di restare in Eccellenza è perché ha capito che ci sono i presupposti per una stagione da protagonisti. Ha la capacità di tirare fuori da ciascuno il 110%, ti induce a dare il massimo senza risparmiarti mai e poi sa scegliere chi schierare e chi no la domenica riuscendo comunque a far sentire tutti parte integrante di una causa comune. Sa fare gruppo e sa gestire tutte le fasi di una stagione che, inevitabilmente, mutano in base a tanti fattori. Rispetto ed empatia sono altre due parole chiave per creare l’ambiente giusto e uno spogliatoio forte nel quale si possano gettare le fondamenta per un ciclo gratificante. Bisogna remare nella stessa direzione per condurre la nave in porto”.

Sezione: Interviste / Data: Ven 28 agosto 2020 alle 18:34
Autore: Maurizio Longhi
vedi letture
Print