“Nella vita di un tifoso, ci sono dei momenti in cui si ha la sensazione di non fare abbastanza, di volere e potere fare di più. E’ in questi momenti che, con le persone giuste, basta una telefonata, qualche messaggio, ed è subito intesa". Fu con quest'incipit che i Black Stars 1979, gruppo storico di sostenitori della Frattese, annunciarono tre mesi fa la ripresa delle attività, interrotte nel dicembre del 2018 poco prima del derby dello Ianniello con l'Afragolese. Un match che si disputò a porte chiuse dopo un provvedimento apposito della Prefettura di Napoli a seguito della segnalazione del Casms. "Questo calcio non ci piace, non è il nostro calcio. Occorre dare un segnale forte perché Frattamaggiore è stata offesa nel suo nome e nella sua dignità. E questo non possiamo accettarlo", ci disse a suo tempo il fondatore storico, Francesco Pezzella. Si ricomincia da dove si era interrotto, dunque. E ad illustrare ai nostri microfoni la storia e le finalità dei Black Stars, è Nico Romano, uno dei leader del gruppo insieme ai fratelli Gennaro e Giuseppe Capasso e, naturalmente, al dominus Francesco Pezzella. Un figlio di 8 anni, Francesco, che è un fan accanito di Paulo Dybala e milita con le giovanili del Saviano (club che il prossimo anni disputerà il campionato di Eccellenza), e una passione per il nerostellato infinita. Il racconto di Romano inizia da lontano. "I Black Stars nascono nel 1979, dopo la promozione in D ottenuta in seguito alla gara pareggiata al San Paolo di Napoli contro la Sangiuseppese - il suo esordio -. Il gruppo è sempre rimasto in vita durante questi 41 anni: in alcuni momenti poteva sospendere le attività, ma poi le riprendeva. E così è rimasto sempre un punto di riferimento del tifo frattese. Nel 1979 non avevo neanche 10 anni, ma ricordo che allo Ianniello venivano in 6-7000 alle partite. La partita col Siena in C2 non si può dimenticare, resterà una pagina storica del nostro tifo. In quegli anni, comunque, la tribuna centrale scoppiava a tal punto che noi bambini provavamo un misto di emozione e paura nel vedere quella marea di gente pronta ad esplodere. Ecco perché i bimbi come me tendevano a scendere praticamente sin sotto la rete di recinzione, quasi per proteggersi. Eppure, quando mi giravo, ammiravo questo gruppo, i Black Stars. Potente e appassionato nel suo sostegno, che ormai poteva contare su un centinaio di persone. C'era già il grande Francesco Pezzella, uno dei fondatori che ebbe questa intuizione insieme ad altri suoi amici. Ancora oggi mi sento di ringraziarlo per l'amore che ci mette per la Frattese. Francesco ci trasmette sempre tanta carica e una passione inimmaginabile".

Ma che tipologia di tifo rappresentavano i Black Stars?

"Mista. C'erano giovani e meno giovani, persone di tutte le estrazioni. Ed era un tifo che coinvolgeva anche gli storici club Pardinola e San Maurizio. Io, personalmente, mi sono avvicinato al gruppo nel 2011, contestualmente all'arrivo di Mario Moxedano a Frattamaggiore: contattai Francesco Pezzella e gli dissi che volevo diventare parte attiva di questo progetto che inglobava anche persone come Orazio Vitale, attuale presidente del Club Nerostellato, o Sossio Vitale. Dopo nove anni, sono orgoglioso di essere ancora un "militante" dei Black Stars".

Che rapporti avete con le altre realtà del tifo cittadino, come Club Nerostellato, NCF, Fedelissimi o Vecchia Guardia?

"Non abbiamo ancora avuto incontri formali, ma c'è la reciproca volontà - insieme a quella della società - di costruire un rapporto unitario tra tutti questi soggetti che potranno anche avere anime diverse, ma sono certamente uniti sotto la protezione di un'unica Stella. Noi abbiamo un grande rispetto di tutte queste componenti".

Novità su aderenti e nuova sede?

"Diciamo che siamo almeno una ventina a portare avanti concretamente le attività del gruppo. Poi ci sono un centinaio di simpatizzanti che supportano la nostra pagina facebook: la nostra speranza è quella di coinvolgere qualcuno di loro, noi siamo aperti a tutti. Ci insedieremo nella nuova sede a luglio: i locali si trovano a Corso Durante e li divideremo insieme al Club Ferrari. E' un connubio di cui siamo felici. A settembre organizzeremo una festa di presentazione a cui inviteremo la società, gli appassionati di Frattamaggiore e tutte le realtà del nostro tifo".      

Come avete accolto il cambio di proprietà da Rocco D'Errico ad Adamo Guarino?

"Chiunque - a prescindere dal nome - venga a Frattamaggiore per fare calcio serio, sarà automaticamente supportato e aiutato. Da parte nostra ci sarà sempre la massima disponibilità. Intanto vanno fatti i ringraziamenti a D'Errico e al suo gruppo per quello che hanno dato alla Frattese. E accogliamo con fiducia e sostegno la famiglia Guarino. Noi chiediamo innanzitutto progettualità, se poi è accompagnata dalle vittorie, tanto meglio. La storia insegna che chi non ha un progetto che lo guida, prima o poi muore. Ricordate come la Frattese arrivò in C nel 1980? Con i Citarelli, i Massa, i De Simone, i Cipollaro, gli Attrice. Era un gruppo vincente fondato su un'idea che veniva da lontano. Fare il passo più lungo della gamba ti può dare una soddisfazione immediata se tutto va bene, ma alla lunga non paga. Come Black Stars, abbiamo una linea precisa: liberi di sostenere e, nello stesso tempo, di esprimere critiche costruttive qualora ce ne fosse il bisogno. Se mi guardo indietro, qualche rimpianto inevitabilmente resta. Per esempio, se Nuzzo e Niutta avessero dato seguito al loro sodalizio, senza quelle frizioni che poi si sono verificate, la Frattese forse avrebbe disputato qualche anno di Lega Pro. C'erano tutti i presupposti affinché ciò accadesse".

Ma perché a Frattamaggiore, storicamente, non c'è mai stata una proprietà in grado di durare negli anni?

"Probabilmente molto è dipeso dalla politica locale. Secondo me, tutte le amministrazioni che si sono avvicendate negli ultimi 50 anni, non hanno mai sostenuto realmente il calcio a Frattamaggiore. Il glorioso presidente Raffaele Crispino lasciò la Frattese perché non gli fu fatto lo stadio. Si cambiò il manto erboso, ma ogni tre mesi doveva provvedere di tasca sua alla manutenzione. Lo stesso Guarino, oltre 20 anni fa, decise di spostarsi da Fratta a Casoria perché non avvertiva il supporto della politica. Anche Moxedano disse le stesse cose quando maturò la decisione di congedarsi. Frattamaggiore non si distingue per altri sport, ha solo il calcio. E in virtù di questo, la Frattese ha un seguito straordinario in città. Nelle partite che contano, e quando gli obiettivi sono chiari, lo Ianniello è sempre pieno come un uovo".

Troppe partite a porte chiuse o con limitazioni eccessivamente punitive, negli ultimi anni allo Ianniello. Che idea ti sei fatta su quest'argomento?

"Certamente non si possono fare connessioni storiche, come i fatti di Torrecuso del 1992 o altri eventi successivi. Noi siamo una tifoseria civile ed esemplare sotto questo punto di vista. Quindi è difficile trovare delle ragioni concrete dietro questo accanimento. Eventuali errori degli anni scorsi sono stati corretti. Dovremo incontrarci tra gruppi anche per tracciare una linea comune sui comportamenti da adottare. Noi dovremo solo continuare a dimostrare che il tifoso frattese sa rispettare le istituzioni e assumere sempre atteggiamenti irreprensibili. Forse qui a Fratta, le forze dell'ordine hanno una interpretazione più "marcata" del principio di legalità rispetto ad altre realtà. E allora dovremo rispondere come solo noi sappiamo fare". 

Il calcio, tra i professionisti, riprende il via senza una sua componente fondamentale: il pubblico. Che ne pensi?

"E' come fare l'amore con una donna senza poterle toccare le mani. Questo non vuol dire che la stagione non dovesse essere più ripresa. Ci sono tante componenti che hanno necessità di lavorare: il magazziniere, il dipendente, i fornitori dei club, il giornalista. E' giusto ricominciare, ma sia chiaro che non è la stessa cosa. E di conseguenza è auspicabile che ai tifosi venga consentito di tornare sugli stadi appena possibile". 

   

Sezione: Interviste / Data: Dom 14 giugno 2020 alle 15:00
Autore: Stefano Sica
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