Non c'era partita al campo Italia dove non lo si vedesse presenziare, che fosse in tribuna o addirittura in curva, tra i "suoi" tifosi. Dopo una lunga malattia, è scomparso a Sorrento Don Pasquale Ercolano. Avrebbe compiuto 82 anni il prossimo settembre. Come ricorda un decano del giornalismo sorrentino, Tonino Siniscalchi, Ercolano fu ordinato prete il 9 luglio 1966, per poi diventare aiutante parroco a Sant'Agnello fino al 1968. Fino al 1972 prestò servizio nella chiesa di Trasaella per fare quindi ritorno nella cattedrale di Sorrento per i successivi 25 anni. Per lui anche un incarico come rettore del seminario arcivescovile di Sorrento. Sin dai tempi della presidenza di Achille Lauro, Don Pasquale è stato padre spirituale del Sorrento Calcio, diventando un punto di riferimento in Penisola non solo per i tifosi, ma anche per tutta la comunità. Un rapporto d'amore col calcio, e principalmente con la squadra della sua terra, fedele e irrinunciabile. Un legame che ha percorso con avidità decenni di passione e tenacia. Tuttavia Don Pasquale non riusciva a limitarsi al rito domenicale della partita casalinga, ma pretendeva e otteneva di più da quella fede che era per lui anche una ragione di vita. E allora lo si vedeva frequentemente in trasferta a seguire il suo Sorrento. Le partenze in nottata dopo essere stato bloccato a lungo in parrocchia, le soste notturne per riprendere forza e vigore. E se riusciva ad organizzarsi con qualche compagno di viaggio, bene. Altrimenti ci sarebbe stata sempre l'inseparabile BMW o un mezzo di trasporto amico in grado di portarlo ovunque. E non solo in Campania, sia chiaro. Perché Don Pasquale per quei colori rossoneri ha attraversato tutto lo stivale. E tutte le categorie, che fosse in Sicilia o in Lombardia, che fosse una amena partita regionale o di serie C, che fosse costretto a partire da solo per farsi più di 5-600 chilometri perché gli impegni non gli consentivano di organizzarsi per tempo. Parlava di Nando Scarpa, Loddi o Bozza (l'eroe del San Paolo in quella famosa trasferta di Coppa Italia vinta col Napoli) e gli brillavano gli occhi. Non mancava mai di ricordare ai più giovani le gesta di quello storico campionato di serie B (1971-72) disputato proprio a Napoli, e che lo vide seguace coerente e osservante con la delusione più cocente, parole sue, della sconfitta interna con la Lazio. Perché la nobiltà della storia rossonera andava insegnata e i suoi valori tramandati. Uno dei racconti più gustosi lo concesse all'amico e collega Maurizio Longhi. Era il 10 febbraio del 1985 e il Sorrento di Cané vinse 2-1 a Licata. Al termine di quel campionato i costieri sarebbero approdati in C1. "Capimmo quella volta che avremmo potuto essere promossi. Quando uscii mi ritrovai in mezzo ai tifosi locali, fui chiamato da un amico maresciallo di Sorrento ma feci finta di non conoscerlo. Il clima nei nostri confronti era infuocato e temevo di diventare un bersaglio". Il ricordo più bello? Facile: la vittoria del Flaminio nello spareggio con la Turris il 2 giugno del 1969. Grazie al gol di Sani a un quarto d'ora dalla fine, la squadra allenata da Gennaro Rambone approdò in C. "C'era con noi un tifoso della Juve Stabia che bruciò la bandiera della Turris. Un gesto che scatenò il tentativo di aggressione di alcuni loro tifosi verso di noi. Da allora è nata questa rivalità con la Turris. E pensare che il loro portiere era fidanzato con una ragazza di Sorrento e quasi non lo facevano rientrare a Torre... Io comunque sono sempre stato uno che moderava gli animi".
Un principio su tutti. "Lo sport, come passione, è anche sofferenza. E la sofferenza è la strada inevitabile per arrivare alla gioia. E allora combattere significa mettere in gioco se stessi, sapendo che si può vincere anche quando si perde. Perché significa aver dato tutto, aver fatto una esperienza che comunque ti servirà per migliorarti".
Un sorriso straordinario, una bontà innata, un parola di incoraggiamento al momento giusto e un consiglio sempre disinteressato e mosso da una empatia endemica verso gli altri. Don Pasquale ci mancherà. E che la terra gli sia lieve.
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