Nel corso della trasmissione "A nostro parere", in onda su Radio RSC, è intervenuto Beniamino Vignola. Ecco le dichiarazioni dell'ex centrocampista dell'Avellino.
Sulla sua esperienza all'Avellino: "Quando sono arrivato ad Avellino ero molto giovane. Sono stati tre anni indimenticabili, formativi dal punto di vista personale e calcistico. Ho trovato l'ambiente ideale per esplodere definitivamente. Sono stati tre anni anche difficili ma dal punto di vista formativo sono serviti per diventare uomo, mi sono trovato da giovane nella tana dei lupi, ho dovuto svezzarmi in fretta. Era un'ottima squadra, ma il primo anno aveva una penalizzazione, quindi era una scommessa importante che solo la voglia di giocare in A e la giovane età mi hanno portato ad accettare, perché all'epoca partire con -5 era una grande ipoteca alla retrocessione. Fu l'anno più bello, facemmo una rimonta incredibile. Avevamo un grande allenatore che era un padre, un presidente vecchio stampo come non ce ne sono più oggi, che amava molto la squadra e la citta e ci ha fatto dare qualcosa in più. La benzina di quell'anno fu il terremoto che ha lasciato tanti danni e segni che si ricordano ancora oggi e diede la spinta per unirci di più con la città e raggiungere il traguardo. Solamente chi lo ha vissuto in prima persoba riesce a capire e pensare cosa abbiamo vissuto in quel momento: le mie figlie sono ancora terrorizzate dal terremoto in Emilia, ma quello in confronto al terremoto vissuto da noi in Avellino era una sciocchezza. Quello che è successo ci ha fatto capire, vedendo la gente sorridere ogni domenica, quanto è importante il calcio in momenti del genere. Avevamo anche una squadra con buoni valori tecnici perché era sempre la A e non facevamo pietà o pena a nessuno e abbiamo raggiunto una salvezza storica. L'ultimo anno fu quello in cui capitalizzai la mia esperienza ad Avellino, presi più coscienza dei miei mezzi e feci gol importanti, ma anche nell'anno del -5 segnai reti importantissime, tra cui un destro al volo in area contro la Pistoiese di Lippi e una punizione col Genoa incredibile. Ricordo con affetto i calciatori con cui ho giocato, c'erano Massa, Juary che il secondo anno si fece male e giocavamo senza punte. Dovevamo non subire, poi sapevamo che avevamo caratteristiche offensive. Io e Criscimanni avevamo grande forza negli inserimenti. Il falso 9 l'abbiamo inventato noi 40 anni fa, poi si fa di necessità virtù: noi giocavamo così perché non avevamo punte. Sfruttavamo le nostre caratteristiche, anche nei calci piazzati abbiamo fatto vari gol".
Sul peso della maglia numero 10: "A livello mondiale è un numero importante e prestigioso, di solito rappresenta un giocatore un po' più tecnico. Indossarla è sempre piacevole. Alla Juve ho avuto più difficoltà ad indossarla perché c'era Platini, però riuscii comunque a trovare spazio raggiungendo traguardi importanti. Ad Avellino Vinicio non ebbe dubbi, forse vide in me le caratteristiche adatte per la squadra. Venire al sud in quegli anni era difficile, era un calcio diverso, un ambiente caldo con città difficili soprattutto quando le cose non andavano bene, però non ebbi titubanze, accettai la grandissima offerta di giocare in A e fu la cosa più giusta della mia carriera. Ho avuto esperienze bellissime, traguardi importanti partendo da Avellino, dove ho trovato persone che mi hanno aiutato molto dal punto di vista umano e mi hanno accolto nel modo giusto, mi ospitavano a casa loro per mangiare e dal punto di vista sportivo mi ha sempre voluto bene".
Su Sibilia, presidente dell'Avellino all'epoca: "È sempre stato molto legato a me, anche se abbiamo avuto qualche scontro e qualche attimo di tensione ma dovuto solo al fatto che magari avevo fatto cose nel momento meno adatto. Era innamorato di me e io in lui vedevo una persona che mi proteggeva. L'episodio dello schiaffo ci ha unito, consolidò il nostro rapporto. Con lui bastava giocar bene ed impegnarsi, amava il bel gioco e il calcio e capiva anche la tecnica. Su di me non ha mai detto parole cattive".
Sul presente: "Sono molto immerso nel mio lavoro e mi sono distaccato dal mondo del calcio, però se arrivano notizie soprattutto positive da Avellino le seguo con molto piacere. Il direttore è un mio ex compagno di squadra e si sta impegnando molto a riportare la squadra dove dovrebbe essere".
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