Dalla manita rifilata al Ravenna col suo Ascoli ben 13 anni fa, al penalty che ha spianato la vittoria dell'Avellino domenica scorsa contro la Paganese. Anche allora qualcuno pensò bene di non lasciare a prendere umidità cotanta ricchezza, sebbene si trattasse di una situazione ben diversa. Quando Ivo Iaconi lo gettò nella mischia a metà ripresa, i bianconeri avevano già messo in cassaforte i tre punti. Stavolta il suo ingresso è stato determinante - insieme a quello di Fella - per abbattere le ultime resistenze azzurrostellate. Riccardo Maniero fa 100 ed è un momento storico da celebrare con vigore per un atleta che in ogni momento delicato della propria carriera è sempre riuscito a fare gol ai più scettici, oltre che agli avversari di turno. E' successo anche quest'anno e non solo quando i lupi, tra le imboscate del Covid e il vincolo di un inevitabile working in progress per un gruppo totalmente ricostruito, faticavano a trovare identità e continuità. E' la rivincita del suo mentore Piero Braglia, colui che ha fatto di tutto per portarlo in biancoverde anche a costo di stimolare la società ad un sacrificio economico rilevante. L'Avellino batte non senza patemi la Paganese e spera in un declino primaverile della Ternana. Perlomeno era questo l'auspicio, appena sussurrato, di una parte della stampa irpina presente al Partenio-Lombardi, mentre dal San Nicola arrivavano buone novelle che facevano scaldare il cuore. Troppo presto per fare previsioni di questo tipo. Chissà che tre anni dopo il Liberati non possa essere ancora un'oasi di felicità per i biancoverdi ma, per quanto il calcio presenti narrazioni deliziose e intriganti, almeno la storia più recente del girone meridionale della C non ha lasciato testimonianze di ribaltoni così eclatanti. Tuttavia perché porsi dei limiti se hai comunque il dovere morale (oggi sì) di salvaguardare il secondo posto? Ci sono due doti particolarmente marcate che oggi i lupi possono esibire: pazienza e condizionamento. Sono questi i valori aggiunti che hanno consentito alla squadra di Braglia di vincere il derby. Molte squadre si sarebbero fatte divorare dall'ansia e dal nervosismo dopo un'ora e mezza di attacchi inutili e sfiancanti. Non l'Avellino, che ha continuato ad aumentare gradualmente i ritmi senza farsi prendere da sterili frenesie, mettendo in campo anche quella capacità di influenza verso l'arbitro che a volte può indirizzare una gara difficile. Il riferimento non è al rigore concesso, peraltro netto. Ma a quel nucleo di atteggiamenti tipici di chi ha furbizia e mestiere e sa farli valere.
Chapeau alla Juve Stabia, che infila la quarta vittoria consecutiva in trasferta e, quattro anni e mezzo dopo il blitz del Torino di Mihajlović al Barbera, abbatte il Palermo con un poker fulminante. Le vespe mettono nel mirino il quarto posto e si coccolano le performance di Marotta che torna al gol alla sua maniera, con l'istinto del predatore che non ammette interferenze negli ultimi 10 metri. E' stata anche la domenica del giovanissimo 2002 Mariano Guarracino, alla prima gara da titolare. Uno dei prodotti migliori sfornati dal settore giovanile e autore di un assist sul primo dei due centri dell'ex Vicenza. Se non c'è Borrelli, ci pensa el Diablo. E' la contaminazione classica, quanto perfetta, tra gioventù ed esperienza. Ed è anche il motivo per cui questa Juve Stabia dà la sensazione di essere molto più concreta e cinica di quella vista nel girone d'andata nonostante a Padalino piaccia mischiare spesso le carte sulla scelta dell'assetto offensivo e dei suoi interpreti. Mentre, in retroguardia, si parte già da certezze più granitiche in relazione ad uomini e schemi (l'opzione dei tre centrali è ormai irreversibile). Per non parlare della versatilità tattica di elementi come Fantacci e Scaccabarozzi, buoni per ogni utilizzo. Quattro gol i gialloblù non li avevano mai segnati quest'anno. Neanche tre, per essere precisi. Forse alla società andrebbe anche riconosciuto il merito di aver blindato Padalino (attrezzando un mercato invernale secondo determinate esigenze) quando molti tifosi ne chiedevano l'esonero. Ora occorre "espugnare" il Menti: pochi due punti nelle ultime quattro apparizioni, per quanto solo col Bari forse la squadra è apparsa più appannata.
La Turris perde ancora ma sarebbe sconsiderato non vedere i progressi della gestione Caneo, emersi anche con una certa linearità. Già a Potenza, i corallini avevano disputato un inizio di gara audace, in linea con i principi imposti dal nuovo tecnico. Col Foggia la sua squadra naufraga solo ai titoli di coda e questo accade perché le sono fatali tenuta nervosa ed ingenuità colossali, a partire da quella di Lorenzini, già in giornata negativa al Viviani. Un vero peccato per un gruppo che aveva fatto intravedere un'ora di bel gioco e occasioni a grappoli. La strada è quella giusta e, per quanto i risultati siano quell'unità di misura che va inevitabilmente ad incastrarsi in ogni giudizio complessivo, Caneo ha tanti motivi per guardare al futuro con ottimismo. Sempre che i suoi attaccanti dimostrino coraggio e pragmatismo, altrimenti anche la mentalità propositiva che oggi ha assorbito la squadra, corre il rischio di rivelarsi un boomerang. Il derby di domenica prossima con la Juve Stabia evoca tenere nostalgie e bei ricordi, ma fa anche tremare le vene e i polsi. Ma, appunto, è una sfida carica di storia e significati. Vietato fare pronostici.
La Cavese riprende finalmente ad allenarsi dopo la lunga inattività forzata seguita alla sfida di Monopoli del 21 febbraio. C'è da preparare il match di Foggia ma, soprattutto, da rimettere in moto un intero gruppo falcidiato dal Covid. Non è solo una questione di condizione atletica, che col tempo pure si ritroverà. Semmai sono tante le scorie psicologiche da cui affrancarsi. Ma più di tutto c'è qualcuno che merita il nostro in bocca al lupo. Perché è doveroso principalmente verso l'uomo. Noi lo aspettiamo qui, con speranza e fiducia. E non ci interessa la puntualità, quello è un dettaglio irrilevante.
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