I Lupi perdono meritatamente in casa per mano di un'avversaria, il Catanzaro, che, a giudicare da quanto fatto vedere oggi, ha mostrato e dimostrato di essere una signora squadra. Certo, il punteggio finale che arride ai Calabresi non tiene conto dei tanti episodi sfortunati e/o sfavorevoli per i Lupi. Ma, al di là della "malasorte" (nella quale facciamo confluire anche la scellerata decisione dell'arbitro di espellere capitan Miceli per somma di ammonizioni, la seconda delle quali del tutto inventata dal fischietto comasco), appare innegabile che in questa sfida contro una "parigrado" l'Avellino abbia fatto davvero poco per pensare che le recriminazioni (giuste o sbagliate) possano fare premio sui limiti mostrati dai Biancoverdi.

Che non sia una giornata positiva per i Lupi lo si nota sin dal riscaldamento pregara, dal quale viene fuori l'infortunio a De Francesco, che toglie dai giochi, ancora prima del calcio d'inizio, un riferimento chiave per l'economia della proposizione biancoverde. Costretto a rimodulare l'assetto dei suoi, mister Braglia decide di gettare nella mischia il giovane Errico, trequartista dalle notevoli capacità tecniche. I Lupi scendono in campo con uno spregiudicato 3-4-1-2, che presta inevitabilmente il fianco al pericoloso possesso palla degli esperti e capaci avversari calabresi.

Il primo quarto di match chiarisce in modo netto che a fare la gara ci pensa l'ottimo ed agile centrocampo giallorosso, dal quale emerge un Carlini a tutto campo, che mette a disposizione dei suoi compagni la propria notevole sapienza tecnico-tattica. Da notare, però che l'Avellino è particolarmente sfortunato, in quanto, poco dopo il ventesimo di gioco, il giovane fantasista Errico (all'esordio in maglia biancoverde) accusa un problema all'adduttore ed è costretto a chiedere il cambio.

Mister Braglia, che non vuole stravolgere l'assetto tattico dell'Avellino, inserisce un attaccante puro come Bernardotto al posto del trequartista ex Frosinone. L'ingresso della possente punta romana sembra dare la giusta scossa all'Avellino. Infatti, appena dopo la prima mezzora, il bisonte ex Vibonese, parte in percussione dalla trequarti destra, si porta letteralmente appresso, aggrappati a lui, due avversari, e poi scarica per Santaniello, che mette una palla in mezzo per Fella, che, al centro dell'area, spalle alla porta, dà un saggio del proprio inesauribile repertorio tecnico, realizzando una splendida rete in rovesciata.

Ma la malasorte decide di accanirsi contro i Lupi, infatti qualche minuto dopo il vantaggio biancoverde, il portiere Pane è costretto ad alzare bandiera bianca, anch'egli vittima di un infortunio muscolare. A difendere i pali della porta avellinese entra l'ultimo arrivato, il 22enne Riccardo Leoni, ingaggiato appena due giorni orsono per far fronte all'assenza del portiere titolare Francesco Forte.

Accade poi che, a tre minuti dalla fine del primo tempo, arrivi in maniera del tutto casuale il gol del pari catanzarese con Curiale che, defilato sulla destra, nei pressi del lato corto dell'area di rigore biancoverde, fa partire un tiro cross che scavalca il terzo portiere dei Lupi e termina la sua corsa all'incrocio dei pali. Uno a uno e tutti negli spogliatoi.

Ma la malasorte non la smette di accanirsi nei confronti dell'Avellino, perchè, dopo soli due minuti dalla ripresa delle ostilità, l'ineffabile direttore di gara comasco vede un fallo (a nostro avviso inesistente) al limite dell'area biancoverde da parte di capitan Miceli sull'imprendibile Carlini: secondo giallo per il difensore cosentino e Lupi improvvisamente in dieci.

Grazie anche alla superiorità numerica, il match, già difficile di per sè (specie per gli evidenti meriti, già sottolineati, da parte del Catanzaro) prende definitamente la piega giusta per gli uomini di Calabro. Carlini e compagni si mostrano più affamati e reattivi dei biancoverdi e affondano nella trequarti avellinese come il coltello nel burro, anche per via di un pacchetto arretrato irpino del tutto svagato e distratto. Due gol in veloce transizione, sul filo del fuorigioco, prima con Di Massimo (quasi allo scoccare dell'ora di gioco) e poi con Di Piazza (ad un quarto d'ora dal fischio finale), complice un Rocchi lasciato a subire l'uno contro uno, firmano il meritato blitz dei Calabresi.

In definitiva, al di là delle attenuanti strettamente connesse con la malasorte, è stato un Avellino troppo brutto, con poche (e per giunta, confuse) idee nella proposta del gioco, che forse lascia dietro di sè più amarezza che rammarico.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 08 novembre 2020 alle 18:50
Autore: Rino Scioscia
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