Luis Vinicio Menezes, per brevità Vinicio, per la leggenda O' Lione, un brasiliano d'Italia, centravanti di ferro e fuoco negli Anni 50 e 60, nel decennio successivo allenatore con idee moderne prima della modernità: il 28 febbraio compie 90 anni e il piglio è sempre quello, del "nu buono guaglione" - perché Napoli è la sua casa - che puntava le difese avversarie a testa bassa, smarcandosi con il sesto senso del centrattacco - così si diceva all'epoca - e sfoderando quella "facilità istintiva nel tiro" che il grande Schiaffino - parole sue - gli invidiava.

Achille Lauro - il Comandante alla guida del Napoli, ma anche sindaco della città - lo compra dalla Lazio per 65 milioni di lire concedendo al collega Mario Vaselli l'appalto per i lavori in Piazza del Municipio. Il primo dei suoi 69 gol in A con la maglia del Napoli lo segna nel giorno dell'esordio, a quaranta secondi dal fischio d'inizio, contro il Toro, nel 1955: così O' Lione conquista il Vomero. Rimane sul Golfo per un quinquennio e diventa un idolo, amatissimo da tutti. Poi Bologna, il fugace ritorno in Brasile, la seconda giovinezza a Vicenza, con il Lanerossi: con affetto lo chiamano "el nostro vecio", lui - già ultratrentenne - li ripaga andando a segno con cadenze antiche (nel 1966 a 34 anni vince il titolo di capocannoniere con 21 gol), tanto da attirare le attenzioni del Mago Herrera, che lo vuole all'Inter, per il canto del cigno di un bomber che in A ha segnato 155 gol, come Ibra e uno in meno di Pippo Inzaghi e Gigi Riva, per dire.E' stato un allenatore innovativo, Vinicio. Il primo - con Corrado Viciani della Ternana - a proporre la zona in Italia e un rimpasto del "Calcio totale", riassumendo l'idea collettiva dell'Olanda di Cruijff, l'allegria del gioco sudamericano e i dettami tattici tipici della nostra tradizione. Dal 1957 vive felice con la connazionale Flora Piccaglia, l'unica che riesce ad ammorbidire un carattere ombroso, quasi schivo. Di famiglia benestante, ultimo di dieci figli, cresciuto in una fazenda di Belo Horizonte, origini portoghesi (ma il Comandante Lauro per tesserarlo come "oriundo" si inventò un nonno di Aversa), biondo, precocemente stempiato, alto, le spalle larghe, il viso ingentilito da lineamenti dolci, una traccia di malinconia a galleggiare sullo sguardo: il giovane Vinicio sembrava un attore, uno da "Poveri ma belli": è stato un centravanti potente e scaltro e oggi sarebbe un top-player, conteso dai migliori club d'Europa. Religiosissimo - era cresciuto studiando dai gesuiti - O' Lione aveva un solo vezzo: quando giocava, prima di andare a dormire, buttava giù un goccio di Johnny Walker col ghiaccio.

Sezione: Curiosità / Data: Dom 27 febbraio 2022 alle 22:45
Autore: Antonio Vistocco
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