Dimenticare il ko nel derby di Giugliano e riprendere il proprio cammino riprovando l'assalto al secondo posto: questo l'obiettivo dell'Avellino in vista della sfida al Picerno. Impegno che è stata presentato da mister Michele Pazienza in conferenza stampa, come raccolto dai colleghi di TuttoAvellino: "Affronteremo una squadra che ha dimostrato sul campo di avere numeri importanti. Che gioca con 4-5 elementi fissi da più di un anno, che ha ha dei meccanismi e sincronismi perfetti, una squadra bel collaudata. Abbiamo preparato bene la gara, consci degli errori dell'andata, dove è stata la gara peggiore della mia gestione. Quindi domani servirà un atteggiamento diverso, prendendo spunto dagli errori fatti all'andata. Loro stanno dimostrando di avere un valore importante e non sono lì per caso, lo hanno dimostrato anche nella passata stagione". 

Arbitri - "Argomento che va chiuso, va accantonato, non dobbiamo spendere energie mentali su questo argomento. Dobbiamo guardare avanti".

Caso Armellino - "Cerco di fare chiarezza. Con Rigione e Sgarbi ho parlato, sono situazioni di campo, di scelte, Sgarbi ha fatto una ingenuità, accentuata dalla scelta dell'arbitro. Anche perché una giornata di squalifica sola, la dice lunga. Episodio con Armellino a Giugliano? Su Armellino parto dal raccontare il fatto. C'è stato un calcio di punizione, dove sia lui che Russo stavano per tirare. Io volevo che la punizione la battesse Russo. Armellino e Russo si erano parlati, ed erano giunti alla conclusione che calciasse Armellino. Io, non accorgendomene ho urlato che tirasse Russo. Armellino a quel punto ha fatto un gesto rivolto a me, come se volesse mandarmi a quel paese. Ma io, essendo stato un calciatore, capisco il momento, l'adrenalina, il fatto di voler pareggiare la gara. Quindi non c'è stata una problematica. Armellino è uno di quelli che prova le punizioni in allenamento, non era lì per caso. Si erano parlati con Raffele Russo, io non me ne ero accorto, ha calciato Armellino. È finita lì. Quel gesto non mi ha offeso, non mi ha creato problemi, capisco il momento, è finita lì". 

Sfogo - "Non ho padroni e nemmeno vorrei essere mai un padrone. Io vivo di calcio, di adrenalina. Io penso che chi fa da padrone, pensa e dà ordini, non otterrò mai il 100%, che sia uno spogliatoio, che sia un'azienda o anche in famiglia. Io non voglio essere padre padrone con i giocatori, a me piace proporre, fare proposte efficienti, che siano condivise anche magari contestate da qualcuno, ma mi piace il dialogo e proporre, non imporre le cose. Penso di essere un allenatore con una buona preparazione, ma non so tutto del calcio. Quindi, quando un mio calciatore, ci mette del suo, a me fa capire nuove cose. Non mi riferisco al fatto del calcio di punizione. Ma in generale. In qualsiasi situazione, io voglio essere una spugna, imparare da tutte le situazioni. Io ho bisogno di entrare nella testa dei ragazzi, attraverso la condivisione e non imponendo le cose. E nel momento in cui ai ragazzi dimostro lealtà, sincerità, essere diretti, sono convinto che da loro posso ottenere il 100%. Il coraggio è anche parlare con i giocatori, dirgli anche cose brutte, che magari all'inizio può essere un pugno in faccia, ma col passare del tempo quel pugno può rilevarsi una carezza. Questo per me vuol dire coraggio e vuol dire interfacciarsi con uno spogliatoio, ma ripeto, in tutto, anche in famiglia o in altri ambienti". 

Tifosi - "Vedo la passione che c'è per questa squadra e questa maglia. Non c'è bisogno di essere convinto. Vedo un amore e un legame che c'è tra la squadra e la tifoseria. Uso la parola gente perché ha più senso di appartenenza. Dobbiamo dimostrare attraverso i fatti, quello che diciamo. Sappiamo che il modo migliore per riportare entusiasmo sono i risultati e ci proveremo". 

Sezione: Serie C / Data: Ven 29 marzo 2024 alle 14:56 / Fonte: Tuttoc.com
Autore: Antonio Vistocco
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