Addio a Silvio Berlusconi. Ricoverato da venerdì scorso al San Raffaele di Milano per accertamenti legati alla leucemia mielomonocitica cronica di cui soffriva da tempo, il leader di Forza Italia non ce l'ha fatta: aveva 86 anni. In mattinata, il fratello Paolo e i figli erano accorsi in ospedale. Berlusconi, oltre ad essere stato quattro volte Presidente del Consiglio, è stato anche presidente del Milan per tantissimi anni. Dal 2018, era proprietario del Monza. Segui in tempo reale sul nostro sito tutti gli aggiornamenti di giornata.
Un vincente prima di tutto, ma anche uno spettacolare innovatore, un innamorato del calcio, del suo Milan e poi anche del Monza. Silvio Berlusconi è stato tutto questo e molto altro, perché nessun presidente ha lasciato un segno così profondo, entrando contemporaneamente nella cronaca e nella storia, a cavallo delle sue intuizioni, della sua generosità e dei suoi record.
Alla fine del 1985 il Milan è più vicino al fallimento che allo scudetto quando Sua Emittenza, come era soprannominato allora, decide di salvare la società rossonera. Il 20 febbraio 1986 Berlusconi diventa ufficialmente il nuovo proprietario e siccome va sempre di fretta, prima ancora di essere nominato presidente il 24 marzo, stupisce subito Baresi e compagni in ritiro a Milanello, alla vigilia di Milan-Verona. È sabato 1° marzo quando scende dall'elicottero e dice che costruirà un Milan "capace di vincere in Italia, in Europa e nel mondo, padrone del campo e padrone del gioco". Sembra uno slogan, invece è la prima di tante promesse mantenute, frutto di un'organizzazione capillare che incomincia dalla mossa più importante: la scelta di Galliani come braccio destro, che a sua volta porta Braida come d.s. Il nuovo grande Milan nasce dall'alto, ma la rivoluzione scende nei particolari, con i lavori di ristrutturazione nella sede di via Turati e nel centro sportivo di Milanello. Berlusconi cura ogni dettaglio, facendo cambiare persino il colore dei pantaloncini dei giocatori, bianchi invece che neri.
Ma soprattutto vuole entrare nella testa di tutti e così, alla vigilia del primo ritiro, convoca tutti i suoi collaboratori nel castello di Pomerio per dettare la linea. Non una "riunione", ma una convention, perché Berlusconi modifica anche il linguaggio e così Ramaccioni, prezioso dirigente incaricato di tenere i rapporti tra squadra e società, diventerà il primo "team manager" del calcio. La svolta più spettacolare, però, è legata alla presentazione del suo primo Milan. Il 18 luglio 1986 sul prato dell'Arena di Milano, accolti dalla colonna sonora della Cavalcata delle valchirie di Wagner, scendono tre elicotteri sul primo dei quali ci sono i nuovi acquisti, Bonetti, Donadoni, Galderisi, Massaro e il portiere Galli. L'entusiasmo dei tifosi, però, viene raffreddato dalla falsa partenza della squadra, subito sconfitta a San Siro dall'Ascoli. Oltre allo scudetto si allontana la zona europea e allora Berlusconi esonera Liedholm.
Al suo posto dalla Primavera arriva Capello e questa scelta, pensando anche a quanto succederà più avanti, è il primo capolavoro del presidente. Il Milan, con Capello, chiude al quinto posto e vincendo lo spareggio contro la Sampdoria accede alla coppa Uefa. Berlusconi, però, si è già innamorato di Sacchi, che alla guida del Parma aveva eliminato il Milan dalla coppa Italia, e gli affida la squadra, assegnando a Capello un ruolo di dirigente nella nuova polisportiva Mediolanum. E al suo secondo campionato dall'inizio, grazie ai determinanti acquisti dei due nuovi stranieri Gullit e Van Basten, il Milan vince lo scudetto. La festa è a Como, dove basta un pareggio firmato da Virdis, ma Berlusconi preferisce rimanere ad Arcore al fianco del papà Luigi, 80 anni, malato da tempo, che gli ha trasmesso l'amore per il Milan. È il 15 maggio 1988 quando abbiamo il privilegio di trascorrere uno storico pomeriggio con lui. Nel salottino vicino all'ingresso papà Luigi è seduto su un divano, con una copertina sulle ginocchia, quando Berlusconi si accorge di non avere chiesto di sintonizzare la tv sulla bassa frequenza, perché allora non è ancora possibile vedere in altro modo le partite in diretta. Così si affida alla radio, ascoltando la voce di Enrico Ameri. E al fischio finale ecco l'abbraccio commovente tra papà Luigi e Silvio, con "una lacrimuccia di soddisfazione", come la definisce Berlusconi. È il primo dei 29 titoli della sua presidenza, il seme verso nuovi e più importanti trionfi. "Perché adesso c'è la Coppa dei Campioni e poi l'Intercontinentale".
La nuova avventura in Europa si conclude a Barcellona con l'indimenticabile 4-0 contro i romeni della Steaua, battuti dalle doppiette di Gullit e Van Basten. È il 24 maggio 1989, una notte magica in campo e fuori perché ci sono 90.000 tifosi rossoneri che festeggiano una coppa europea, a vent'anni esatti dal trionfo del Milan di Rocco. La mattina dopo Berlusconi ci ospita a bordo del suo aereo privato, il G3, esclusivo Gulfstream da tredici posti e volando sulla Costa Azzurra, seduto davanti all'amico di sempre Fedele Confalonieri, battezza un'altra parola: turnover. "Vogliamo rimanere sempre in alto e quindi serve il turnover con 20-21 giocatori titolari per due Milan". Intanto l'Inter sta per strappare lo scudetto ai rossoneri, ma Berlusconi si dimostra già Cavaliere. "Io sono milanese e se non può vincere il Milan farò sempre il tifo per l'Inter, anche in Europa". Poi, all'atterraggio a Linate, è il primo a scendere. "Scusatemi, ma adesso che la missione è compiuta corro al Cimitero Monumentale a salutare mio papà, perché questa coppa la dedico a lui". A lui dedicherà anche il trionfo a Tokyo, dove il suo Milan sale per la prima volta sul tetto del mondo, il 17 dicembre 1989, battendo i colombiani del Nacional Medellin con un gol di Evani.
Questo è anche l'anno in cui Berlusconi entra in politica, l'inizio di un lento declino del Milan, malgrado l'arrivo di altri grandi stranieri come Papin, Shevchenko, Kakà, Ronaldinho e Ibrahimovic, testimoniato dai numeri perché in sei stagioni, tra il 1988 e il 1994, i rossoneri vincono 16 titoli, mentre nelle successive ventitré ne vincono "soltanto" 13. E non a caso, dopo Sacchi e Capello, incomincia una girandola di tecnici tra i quali soltanto Ancelotti rivince la Champions, nel 2003 a Manchester contro la Juventus e nel 2007 ad Atene contro il Liverpool, mentre Zaccheroni (1999), e poi Allegri (2011) con l'aggiunta della Supercoppa italiana contro l'Inter a Pechino, si fermano allo scudetto. L'ultimissima gioia è nel 2016 a Doha, dove il Milan di Montella si aggiudica la Supercoppa italiana, ai rigori contro la Juventus. Poi cala il sipario, con la cessione a uno sconosciuto cinese che farà rimpiangere per sempre gli anni del presidente del Milan più vincente della storia. L'epoca d'oro di Berlusconi, che ha chiuso rilanciando il Monza e portandolo alla prima storica promozione in Serie A. Con altri giocatori ma con la stessa passione per il calcio ereditata da papà Luigi, che adesso riabbraccerà come nel giorno cui festeggiarono insieme il primo scudetto del "loro" amatissimo Milan.
Autore: Antonio Vistocco
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