Gli arbitri italiani usano il monitor del VAR più dei loro colleghi stranieri? Nel corso dell’intervista rilasciata a Dribbling su Rai2, il presidente dell’AIA, Alfredo Trentalange, ha risposto così: “È un po’ un luogo comune, almeno quest’anno. Forse l’anno scorso qualcosa di diverso c’è stato, oggi siamo più in asse con un sistema come quello della UEFA e della FIFA, anche se la UEFA è il nostro riferimento diretto perché le nostre squadre giocano questi tornei. È importante andare a regime per non fare danni. Attualmente siamo in linea, forse in Inghilterra c’è qualche differenza. La VAR è stata una grandissima scoperta, non si torna indietro: l’arbitro, quando è in campo, è convinto di non sbagliare. Se chiedete a un arbitro durante la partita, lui è convinto di non sbagliare. Poi davanti alla TV vede delle cose che probabilmente lui non aveva visto, perché servirebbe una telecamera sulla testa ed è umano, e la VAR gli cambia la vita. Il primo a stare male, se ha deciso il risultato di una partita con una decisione, è l’arbitro. Lui è lì per compiere un gesto di giustizia e dare a tutti la possibilità di giocarsela alla pari. Se fischia correttamente, è un gesto di pace. È un valore universale, di tipo culturale: l’arbitro non lo immaginiamo come strumento di pace, ma come luogo comune che ci viene a rovinare la domenica. Il VAR è di aiuto a cambiare questa prospettiva”.

Sezione: Fuori Campo / Data: Sab 20 marzo 2021 alle 23:52 / Fonte: Tuttomercatoweb
Autore: Antonio Vistocco
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