L'aria è malinconica a Largo Mammì - pochi metri dal Palazzurro e dal Marcello Torre - resa ancora più depressa dall'abbattersi del tramonto che alimenta i rimpianti di una festa mancata e l'angoscia per quello che poteva essere e non è stato. Sono le 20.30 ed il maxischermo allestito dall'amministrazione comunale è già smontato da un bel po'. Poco distante fanno capolino un centinaio di tifosi, ancora increduli e avviliti, raggiunti da altri freschi di rientro da Tivoli. Gli interrogativi sono sempre gli stessi: cosa è successo durante l'intervallo? Come è stata possibile una caduta così verticale? Cosa l'ha generata? Peccati di sottovalutazione, dopo un primo tempo in cui gli azzurrostellati avevano disposto a piacimento dei loro avversari, o un semplice crollo fisico e, di conseguenza, mentale? O, ancora, un atteggiamento troppo rinunciatario che non ha fatto altro che fomentare le pretese degli amarantoblu? Insomma, c'è tanta rabbia nel cuore della passione azzurrostellata. Ed è un'ira che non risparmia nessuno, dai giocatori all'allenatore, accusati, ognuno per le proprie responsabilità, di scarso attaccamento alla maglia o di scelte tecniche sbagliate. Sul banco degli imputati sale soprattutto Giampà e la sua lettura del match nel secondo tempo. Veritiero, ma Giampà, ci verrebbe da aggiungere, è lo stesso allenatore che ha valorizzato diversi under sconosciuti (Del Gesso e Maccherini su tutti), che ha dovuto amalgamare e far ripartire - fino ad una remuntada surreale dopo il ritardo accumulato dal Sorrento nel girone d'andata - una rosa costruita da zero e depurata solo parzialmente a dicembre dalle proprie lacune strutturali. Impensabile in un campionato come questo potersi proporre sempre sugli stessi livelli con soli tre attaccanti (al netto dell'entusiasmo del giovane Campanile e di un Dioh praticamente bocciato dopo poche settimane), con l'individualità di D'Agostino, a cui sono state demandate le fortune del gruppo come può fare un piccolo risparmiatore con il miglior broker su piazza, e con un buco enorme sulla sinistra mai colmato dopo il congedo forzato di Brugnano per infortunio. Semonella deve ancora farsi e troppi "destri" non sono adattabili con risultati apprezzabili sulla corsia opposta. Paganese e Sorrento - e questo andrebbe chiarito - la loro annata l'hanno pareggiata anche sulla retta linea del budget, non esorbitante per club che vogliono davvero mettere le mani sul campionato. Discorso ben diverso si poteva fare semmai per il Giugliano che un anno fa, nello stesso raggruppamento, tagliava in scioltezza il traguardo della promozione. Ma la delusione dei tifosi azzurrostellati non ammette analisi a caldo ed è giusto così: i ragazzi di Giampà l'hanno fatta grossa, hanno macerato un sogno facendosi fagocitare da un secondo tempo scellerato. Inspiegabile il gap tra le due frazioni di gioco, specialmente in virtù del fatto che i liguorini prima dell'intervallo erano piaciuti anche per la calma e il sangue freddo con cui avevano interpretato la sfida pur consci del vantaggio celere del Sorrento. Ma non c'è giustificazione che tenga per essere scivolati sull'ultima curva. Non c'è alibi di natura fisica o psicologica per chi realmente si pone un obiettivo con determinazione e carattere e tenta di perseguirlo con le buone o con le cattive. Poi puoi cedere e arrenderti, ma non così. "Con lo stadio ho chiuso, i play-off se li faranno da soli", è il mantra ripetuto dalla maggior parte dei presenti. Forse uno sfogo del momento destinato a non avere seguito, ma come dargli torto? La città mai come quest'anno ha risposto, con abbonamenti e presenze allo stadio sempre assidue. Ha risposto la Curva Nord, che già nel giorno della presentazione della Paganese al Torre aveva dato dimostrazione di essersi messa alle spalle i traumi della retrocessione con uno spettacolo coreografico da mille e una notte. Insomma, i numeri sono stati più che soddisfacenti e difficilmente il cassiere si è potuto lamentare.

Alle 21 esatte arriva il pullman della Paganese. Tra i primi a scendere c'è Giampà, accolto da applausi ironici e bersagliato da quelle critiche prima solo sussurrate e adesso impossibili da reprimere. Tra i più "attenzionati" c'è Maggio, davvero l'ombra di se stesso al "Galli", ma sono un po' tutti gli atleti ad essere irretiti da questa collera collettiva. Il tutto, va da sé, avviene in clima di assoluta civiltà che non lascia minimo spazio a qualsiasi accenno di vera contestazione. Non sarebbe nemmeno una notizia per chi conosce da vicino il mondo del tifo azzurrostellato, ma si sa, repetita iuvant se servono a tranquillizzare chi del giudizio sommario ne fa una ragione di vita. Mentre il piazzale comincia a svuotarsi, e sono quasi le 22, i ben informati narrano di un Raffaele Trapani sconfortato e spazientito, il quale avrebbe confidato ad un manipoli di tifosi di volersi disimpegnare con effetto immediato a prescindere dall'esito dei play-off. Ma anche qui quella del patron potrebbe leggersi come una reazione istintiva, che in realtà non può destare preoccupazioni in chi lo conosce bene. Difficile che Trapani possa arrendersi davanti alle prime difficoltà. Non lo ha fatto nel corso di un ventennio entusiasmante, non si è voltato indietro persino dopo una retrocessione dolorosa e non lo farà nemmeno ora fin quando esisterà anche una minuscola possibilità di accedere al fascicolo ripescaggio. Del resto, perché cambiare strategia dall'oggi al domani prima che la realtà ti sbatta inevitabilmente in faccia il dramma di un'altra stagione in serie D? Solo allora cambierebbero gli scenari e si aprirebbe l'ennesima estate di passione in casa azzurrostellata. Ecco perché l'ansia che divora il circuito del tifo è soprattutto figlia di questo dettaglio (non trascurabile) e tracima lo sconcerto per la C sfumata in volata. In sostanza il concetto è questo: che destino aspetta la Paganese se non sarà possibile riprendersi i professionisti dalla porta secondaria? Che farà Trapani stavolta? E' possibile una continuità al di là degli obiettivi di partenza o è davvero finito un ciclo con un relativo salto nel buio e i rischi di vario genere che comporta? A Trapani, fermo restando la legittimità di ogni scelta futura, suggeriamo di rialzarsi e guardare a quei 600 arrivati a Tivoli, a quei colori ed a quell'amore immutato che non conosce tempo e categorie. Ed è un culto che non può non contaminarsi col suo.  

Della gara dell'Olindo Galli si è detto tanto e poco altro c'è da dire. Merito della Tivoli aver sfruttato le debolezze azzurrostellate grazie ad un Fall che ha cambiato modo di giocare rispetto al primo tempo, abbandonando la propria staticità per andare a svariare con più energia su tutto il fronte d'attacco: un atteggiamento che gli ha permesso di scaricare per i compagni assalendo con più efficacia la profondità fino a meritarsi la soddisfazione del gol. Il resto lo hanno fatto la freschezza dei nuovi entrati Coquin e Mastropietro a cui Giampà ha provato troppo tardivamente a mettere degli argini con gli inserimenti di Esposito e Cipolla finalizzati a cautelarsi a destra. Ma un po' tutta la Paganese era già entrata in una sorta di lockdown mentale che ne inibiva qualsiasi tentativo di reazione. E' un pomeriggio horror del quale resteranno impresse le lacrime del primo cittadino Lello De Prisco, rifugiatosi in un angolo solitario della tribuna laterale del "Galli" subito dopo il vantaggio firmato Mastropietro. Il sindaco tifoso e militante che non ha esitato un attimo a venire incontro al suo popolo con l'installazione del maxischermo in Largo Mammì a differenza del suo omologo sorrentino Massimo Coppola, forse preso da altre incombenze o (finte) priorità.

Ma il Sorrento, in definitiva, questo campionato ha meritato di vincerlo e bisogna dargliene atto. Squadra più costante e lineare nel proprio cammino verso la promozione, divertente e sempre con una precisa identità nel bene delle vittorie stellari e nel male delle sconfitte brucianti, partita per precisa volontà societaria con l'obiettivo di migliorare il piazzamento della scorsa stagione e agguantare un posto nei play-off. Merito di un club che ha sfruttato la conoscenza della categoria coltivata negli ultimi cinque anni e che ha saputo programmare richiamando quel vecchio condottiero, Enzo Maiuri, che l'aveva portata nel recente passato ad un passo dalla C, e limitandosi a ritoccare, in base ai desiderata del tecnico, l'organico che aveva già vissuto una prima svolta con Renato Cioffi. Anche nelle strategie di rafforzamento invernale, conscio di non poter mettere sul piatto somme particolarmente elettrizzanti, il Sorrento ha saputo operare un'oculata spending review con gli addii ad El Ouazni, Serrano, Mercuri e Cappiello (il primo forte di un contratto oneroso, il secondo in rottura con Maiuri e con un ingaggio abbastanza rilevante) che hanno consentito di andarsi a procacciare elementi funzionali e meno reclamizzati i quali hanno allargato il perimetro della rosa assicurando nello stesso tempo qualità e competitività. E non solo nelle seconde scelte, perché ad esempio gente come Badje ed Erradi ha contribuito largamente alle fortune dei costieri. In pratica la società ha dato a Maiuri carta bianca e le chiavi in prima persona del mercato, ponendo fine a qualche piccola frizione tra le parti emersa nella settimana post Cassino. E questa sinergia, tesa a mantenere alto il valore della rosa ed a rispettare gli equilibri di bilancio del club, ha funzionato. E' una promozione che la penisola ha meritato dopo i traumi del fallimento e la polvere mangiata per nove lunghi anni che avevano cancellato d'un colpo il biennio d'oro con la B sfiorata in due play-off fatali sotto la gestione Gambardella. Ora resta il rebus stadio: il "Ciro Vigorito" di Benevento potrebbe essere un'opzione concreta per la disputa delle gare casalinghe, ma in ballo ci sono anche altre ipotesi. Tuttavia è di maggiore interesse il futuro del campo "Italia" per il quale è sempre in piedi il progetto avveniristico e faraonico di Gianluigi Aponte, patron di MSC e, di fatto, del Sorrento. Fatto sta che Coppola ha altre idee ed ha già pronto un piano di restyling che comporterebbe costi largamente minori e renderebbe comunque l'impianto di Via Califano pronto per la serie C. L'esecuzione del primo progetto sarebbe a carico economicamente di MSC (con la garanzia di una gestione pluriennale), del secondo se ne occuperebbe invece l'amministrazione comunale. Ma i tempi non saranno brevi, malgrado le prime indiscrezioni parlassero di una partenza dei lavori fissata per la fine dell'anno solare. Chi vivrà, vedrà. Intanto tra i tifosi è ripartito un vecchio, quanto simpatico motto mai realmente sopito negli ultimi vent'anni. Un invito a chi di dovere che non ammette repliche: "O' camp". 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 08 maggio 2023 alle 20:00
Autore: Stefano Sica
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