L'ultimo gol lo aveva griffato otto mesi fa, con la Frattese. Maglia rossa, location speciale il Vigilante Varone di S. Antonio Abate: i nerostellati stesero in trasferta il Real Poggiomarino (3-0) e il suo centro, poco dopo la mezz'ora, aprì le danze a chiusura di una combinazione memorabile che aveva chiamato in causa ben quattro elementi con la sponda finale di Grezio. Quella soddisfazione voleva proprio togliersela Umberto Varriale, che poco prima aveva colpito in pieno la traversa. Quel giorno, insomma, le motivazioni erano giuste e rocciose, le gambe bollenti e incontenibili. Ieri, con la casacca dell'Agropoli, un timbro ben più pesante, persino rabbioso, che ha il profumo del riscatto e il sapore del trionfo. Sì, perché grazie a questa stoccata in pieno recupero i Delfini hanno potuto guadagnarsi il passaggio in Coppa regionale agguantando sul pari (1-1) il Salernum Baronissi che, dopo aver già battuto 1-0 il Faiano nel primo match del gruppo eliminatorio a tre, aveva quasi messo al sicuro la qualificazione provando a preservare fino all'ultimo sussulto il vantaggio siglato in contropiede da Barra al 30'. Fatale per gli ospiti la differenza reti, laddove l'Agropoli aveva battuto il Faiano 2-0 nel secondo appuntamento del girone. Il lancio lungo ad inaugurare una mission impossible, la sponda di Kamana, il pallone che schizza impazzito, aiutato anche dall'erba resa viscida dalla pioggia, quindi il diagonale secco, preciso, potente, austero. Se la felicità è fatta di piccoli momenti, strutturalmente definiti e mai troppo lunghi, quell'attimo Varriale se lo preso a morsi finché ha potuto, scaricando sull'asfalto mesi di sogni, di desideri, forse di paure, sicuramente di rimpianti. Quella corsa incontenibile è stata anche l'omaggio al papà scomparso, il pensiero che, quando si lotta e si crede in se stessi, c'è sempre una seconda chance pronta ad accudirti. A maggior ragione se sai fare i conti con i tuoi errori e sai tradurli in una sana autocritica. "Quante occasioni mandate all’aria, quante opportunità bruciate, con un contratto pensavo di essere già arrivato in A ma non era così, pensavo che il tempo si fermava a quei momenti oppure che duravano per tanti anni. Invece no, il tempo passa e non aspetta nessuno. E avrei dovuto avere più fame". Queste riflessioni Varriale le scriveva solo un mese fa, mentre passione e perseveranza continuavano a trascinarlo a Mugnano per gli allenamenti con l'Equipe Campania. Al gruppo di Antonio Vanacore, del resto, lui era aggregato già dal pre-ritiro di fine luglio, fino a diventarne un tassello importante e prezioso per tutti i test del roster AIC, durante i quali è stato impiegato come falso nueve o attaccante esterno. 

Questa è la storia recente dell'ex l'enfant prodige di un Napoli che guadagnava posizioni di vertice in serie A. Il giocoliere capace di colpi irrazionali, il talento e la spensieratezza che ammaliavano, l'esuberanza che gratificava chi sulle sue potenzialità aveva scommesso a mani basse. L'amico - e quasi l'omologo per caratteristiche fisiche e tecniche - di Lorenzo Insigne, più giovane di lui soltanto di qualche mese. Ma per un passato ormai consumato, c'è un futuro da colorare con l'originalità di nuove emozioni. A 29 anni, con la "fame" e la spinta di un tempo, tutto è lecito. Perché tutto è in divenire. Si riparte, stavolta per non fermarsi più. 
    

.  

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 28 settembre 2020 alle 15:15
Autore: Stefano Sica
vedi letture
Print