Questo primo scorcio di settembre non arride per niente all'Avellino. Ad appena 20 giorni dall'inizio del campionato di Lega Pro, tra organico incompleto e tesserati positivi al covid, la compagine di Piero Braglia sta vivendo problemi davvero molto seri.

Il tecnico toscano ha un diavolo per capello: neppure in un brutto incubo avrebbe immaginato i tanti, forse troppi, intoppi che una serie negativa di circostanze gli sta ponendo dinanzi. Già il fatto che l'attuale rosa a sua disposizione in quel di Sturno conta al momento appena 10 elementi per la prima squadra, due portieri e otto calciatori di movimento (senza considerare il giovane francese in prova ed i partenti Ferretti e Federico), non fa dormire sonni tranquilli a Braglia, atteso che, dopo le prime due settimane di ritiro, non ha potuto ancora provare, per ovvi motivi di insufficienza numerica, neppure un minimo di atteggiamento tattico da pensare per i Lupi.

Ma la mazzata capitata tra capo e collo, appena ieri, per la positività al covid di tre tesserati biancoverdi (ancorchè riguardante, finora, un solo calciatore) ha messo a dura prova il sistema nervoso di mister Braglia. Un mezzo dramma tecnico-atletico per i Lupi, tenendo soprattutto conto della rigidità dei protolli sanitari previsti in caso di positività al tampone orofaringeo, che comportano anzitutto la sospensione degli allenamenti.

Insomma, quando mancano neppure tre settimane al fischio d'inizio della prima gara di campionato, con gli obblighi sanitari (quarantena, test sierologici e tamponi che accertino la totale scomparsa del virus) a cui i calciatori biancoverdi non potranno sottrarsi, la situazione in casa Avellino presenta profili di forte criticità, che possono seriamente compromettere l'avvio ufficiale della stagione agonistica.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 07 settembre 2020 alle 16:15
Autore: Rino Scioscia
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