Dopo il mezzo passo falso casalingo contro la Juve Stabia, la compagine di Braglia era chiamata al riscatto allo Zaccheria di Foggia, in casa di un'avversaria, sulla carta, di rango inferiore. In effetti, la vittoria dei Lupi ha risposto in pieno al pronostico della vigilia.

Tutto sommato, si è trattato di ordinaria amministrazione per una squadra ambiziosa come quella biancoverde. Il campo ha sostanzialmente evidenziato un dislivello tecnico a favore dei Lupi, per certi versi, anche più rilevante di quanto non ci aspettassimo. Ma, si badi bene, la differenza di caratura tecnica è venuta fuori soprattutto per la pochezza dei Dauni, che si sono dimostrati complesso destinato a lottare per una zona non nobile della classifica.

Scesa in campo rinnovata a metà (con l'inserimento dal primo minuto di Dossena, Burgio, Rizzo, Santaniello e Bernardotto, senza contare Ciancio nel ruolo di centrale di difesa) l'Avellino non ha per niente patito la semirivoluzione, dimostrando in maniera palmare che la rosa a disposizione di Braglia consente cambi per cosi dire equivalenti.

Sin dalle prime battute, i Lupi si sono impossessati del campo ed hanno cominciato a disporre degli avversari con irrisoria facilità. Ma ci pare opportuno rimarcare la deludente intelaiatura dei Rossoneri, che non hanno avuto la forza e la capacità necessarie per determinare un esito diverso dalla sconfitta. Infatti, si vedeva lontano un miglio che gli uomini in biancoverde erano, non solo meglio disposti in campo, ma anche maggiormente reattivi quando si trattava di contendere lo spazio ed il tempo agli avversari.

La rete dei Lupi è sempre stata nell'aria sin dalle prime battute, anche se, dopo un paio di occasionissime sciupate, il vantaggio è arrivato "soltanto" al 35', con il solito D'Angelo che ha corretto in rete, da un paio di metri, un gran cross dalla sinistra di Adamo (che era entrato da pochi minuti a rilevare uno spaesato Burgio). Allo spirare della prima frazione di gioco è stato annullato ai Lupi un gol, su tiro da fuori, di Ciancio, per un fuorigioco di posizione di un biancoverde, che, a giudizio, dell'arbitro, ostruiva la visuale al portiere Fumagalli, ex di turno.

Il raddoppio non convalidato all'Avellino, teneva ancora in gioco, almeno in termini di risultato, il Foggia, che, tuttavia, non mostrava di avere le capacità per sovvertire l'inerzia del match. Cosi, la superiorità dei biancoverdi, soprattutto nella zona nevralgica del campo (dove si è potuto vedere un De Francesco in netto miglioramento) metteva il sigillo al secondo gol, realizzato da Santaniello su calcio di rigore, decretato ineccepibilmente dall'arbitro per un netto fallo in area dauna ai danni di Bernardotto.

Lo scarto all'inglese metteva in ghiaccio la vittoria dei Lupi, che, tuttavia, almeno mentalmente mostravano di mollare leggermente la presa. Gli ingressi degli attaccanti Fella e Maniero, non portavano benefici concreti alla fase offensiva dei Biancoverdi, anche perchè De Francesco e compagni si preoccupavano maggiormente di conservare il parziale a proprio favore, cercando di abbassare i ritmi.

Il finale era quanto meno inatteso, perchè una disattenzione difensiva dei Lupi, rianimava i Dauni, che pervenivano al gol a quattro minuti dal novantesimo. La marcatura dei padroni di casa provocava un minimo di ansia ed affanno alla retroguardia dell'Avellino, che riusciva comunque a portare a casa tre punti davvero preziosi.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 22 ottobre 2020 alle 23:33
Autore: Rino Scioscia
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