Se si definisce “strano” il 2020 del Napoli, la sensazione è che sia in ottima compagnia. Quello che si sta per chiudere è stato per il Napoli un anno che ha riservato anche qualche sorriso, sembrava impensabile a fine 2019 quando fu (finalmente!) esonerato Ancelotti per affidare la panchina a Gattuso. Era iniziato maluccio il nuovo anno con le sconfitte contro Inter e Lazio, diciamo che queste due squadre hanno rappresentato croce e delizia per gli azzurri nel corso del 2020. Quelle due sconfitte erano messe anche in conto perché quel Napoli non sarebbe stato mai capace di tenere testa a due avversarie d’alta classifica, ma il tonfo interno contro la Fiorentina sembrava davvero il preludio ad un incubo chiamato serie B. Poi la vittoria contro la Lazio in Coppa Italia, arrivata nel momento peggiore, aveva dato una piccola scossa a cui ne era seguita subito un’altra in una partita che non è mai come tutte le altre: quella contro la Juventus. Sarri si presentava per la prima volta al San Paolo da ex, la sua squadra aveva bisogno di punti perché Lazio e Inter incalzavano per il primato, ma il Napoli aveva deciso di godersi una grande notte disputando una prestazione ai limiti della perfezione.

Chi avrebbe mai pronosticato le vittorie contro Lazio e Juventus? Il 2020 per il Napoli sarà ricordato almeno come l’anno in cui alla Vecchia Signora sono state inflitte due amarezze cocente. Infatti, dopo la netta vittoria in campionato, è arrivata quella post-lockdown in finale di Coppa Italia. Gli azzurri sembravano avviarsi verso la Capitale per recitare il ruolo di vittima sacrificale. La Juventus, prima in classifica, era stata già battuta dal Napoli in campionato, aveva chiuso il 2019 perdendo la finale di Supercoppa contro la Lazio, presentava un Cristiano Ronaldo desideroso di aggiudicarsi una partita con un trofeo in palio, possibile che toppasse ancora? Ebbene, dopo 90’ con poche emozioni a parte il doppio miracolo di Buffon proprio nel recupero, i rigori premiavano il Napoli facendo partire la festa in città. Ma non erano vietati gli assembramenti? Come si può far giocare una finale e pretendere che i tifosi della squadra vincitrice se ne stiano buoni buoni nelle proprie abitazioni? Non è un caso che ce ne siano stati tanti di festeggiamenti per le strade in Italia e in Europa, anche perché ci è stato fatto credere che da giugno in poi anche il virus fosse andato in vacanza.

Il Napoli, comunque, era arrivato alla finale di Roma eliminando nella doppia sfida in semifinale l’Inter di Conte, andando a vincere a San Siro con una rete di Fabian Ruiz quando il covid sembrava un innocuo virus confinato in Cina, per poi impattare in un San Paolo vuoto al ritorno in campo dopo tre mesi di quarantena. Si può dire che, con la vittoria della Coppa Italia, fosse finita la stagione del Napoli che in campionato non aveva più niente da chiedere: il trofeo messo in bacheca gli garantiva la partecipazione all’Europa League e recuperare terreno per il quarto posto si sapeva che sarebbe stata pura utopia. C’era da giocare solo, in pieno agosto, il ritorno degli ottavi di Champions League contro il Barcellona. Non va dimenticato che il 2020 è stato anche l’anno in cui Messi ha messo (ci sia consentito il gioco di parole) per la prima volta piede al San Paolo in una grande notte per tutta Napoli. La squadra era stata all’altezza della situazione tenendo testa ai campioni blaugrana, una partita che aveva visto gli uomini di Gattuso annullare Messi e compagni e ci si rammaricava solo per quell’unica distrazione che era costata l’1-1 finale. Al ritorno, a distanza di sei mesi, il Napoli aveva dimostrato di non essere pronto per violare il Camp Nou che, seppur deserto, metteva ugualmente soggezione.

La stagione in corso, iniziata con un ritiro più breve del solito e in una nuova location come quella di Castel di Sangro, era iniziata con ottimi auspici. Il Napoli travolgeva le avversarie schierandosi con un inedito 4-2-3-1, modulo scelto da Gattuso per esaltare soprattutto le caratteristiche del pezzo pregiato della campagna acquisti, quell’Osimhen per il quale è stato effettuato un investimento oneroso da parte della società. Il nigeriano che tanto bene aveva fatto con la casacca del Lille, era andato in gol nel poker inflitto all’Atalanta e nella trasferta di Bologna segnando il gol decisivo, poi l’impegno con la sua Nazionale l’ha messo fuori dai giochi per un infortunio. Dal mercato, oltre all’attaccante di cui si sentiva un urgente bisogno, era arrivato anche un rinforzo per la mediana di cui pure si sentiva la necessità dopo l’addio di Allan, con la scelta ricaduta su una conoscenza del tecnico come Bakayoko. Con la riconferma di Koulibaly, che pareva destinato ad altri lidi, si era creata una verticale nera tra difesa, centrocampo e attacco da non sottovalutare. In questi primi mesi tra campionato ed Europa League, ci sono state sia luci che ombre, dopo l’inizio incoraggiante si è registrato qualche passo falso di troppo. In Europa è stato superato un girone abbastanza ostico, mentre la situazione in campionato è peggiorata nelle ultime tre partite con il solo punto conquistato contro Inter, Lazio e Torino.

Un magro bottino in un trittico di partite che forse ha convinto quelli che, non si sa per quale arcano motivo, prevedevano un Napoli addirittura competitivo per lo scudetto. La partita più emozionante è stata Napoli-Roma, la prima di campionato dopo la tragica notizia della dipartita di Maradona. Un fatto a cui ancora si stenta a credere, come se ci si volesse illudere che il Pibe si trovi ancora in Argentina e che prima o poi darà notizie di sé, magari con una foto che lo ritrae spensierato, sorridente e accompagnata dalla scritta: “Un bacio napoletani, vi porto sempre nel cuore”. Quello tra Napoli e Maradona è un legame che va oltre il tempo e lo spazio, supera qualsiasi confine, quell’altare laico allestito ai Quartieri Spagnoli è diventato meta di pellegrinaggio anche di personaggi pubblici che hanno condiviso momenti importanti con lui. In quella partita contro la Roma, i giocatori del Napoli in maglia albiceleste, avevano una marcia in più, come se qualcuno li guidasse, o meglio, li ispirasse dall’alto. I napoletani vorranno ricordare Maradona per le emozioni di quell’indimenticabile settennato o, al massimo, vorranno associarlo al 2020 per quella foto che lo ritraeva con la maglia del Napoli subito dopo la vittoria della Coppa Italia. Un cuore napoletano come lui non poteva non condividere la sua gioia.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 31 dicembre 2020 alle 18:53
Autore: Maurizio Longhi
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