È arrivata la prima sconfitta in campionato per il Napoli, inaspettata come lo è stata quella europea contro l’Az, entrambe subite in casa, in altri tempi si sarebbe detto davanti al proprio pubblico, con gli stadi vuoti non lo si può più dire. Il Sassuolo si era presentato a Fuorigrotta incerottato con assenze pesantissime, De Zerbi non poteva contare su tutto il tridente con Berardi, Caputo e Djuricic out, eppure è ritornato a casa con l’intera posta in palio. Il Napoli le sue occasioni le ha avute ma non le ha sfruttate, grida ancora vendetta la clamorosa occasione fallita nel primo tempo da Osimhen con Consigli che pareva battuto. Non è il caso di processare l’attaccante nigeriano, le sue prime apparizioni avevano incendiato i cuori dei tifosi, mentre nelle ultime partite sta dimostrando di essere ancora acerbo e purtroppo una piazza come quella partenopea non è proprio l’ideale per aspettare la crescita di un giocatore, a maggior ragione se gli viene affidato l’attacco. 

I numeri dell’ex Lille sono poco incoraggianti, un gol (tra l’altro ininfluente) nelle prime sette partite, ci sono state comunque gare in cui, pur non segnando, è stato preziosissimo, basti pensare a quella di Parma in cui subentrò sparigliando le carte o alla gara con il Genoa giocata su altissimi livelli. Però, nelle ultime partite è stato un fantasma e quando poi si falliscono occasioni clamorose, considerando anche l’esborso economico della società per accaparrarselo, allora qualcuno si indispettisce. Non che si metta in dubbio la bontà dell’acquisto e dell’investimento, emettere sentenze dopo sette partite, sarebbe inopportuno, controproducente e affrettato, ma si spera che la sua crescita non sia lenta, altrimenti è destinato ad entrare nel mirino di un plotone d’esecuzione. 

Magari non mancheranno coloro che lo etichetteranno come bidone, proprio come era stato bollato Lozano dopo il suo primo anno in azzurro, senza dimenticare che tanti giocatori, al primo anno in Italia, non hanno brillato, Lautaro Martinez e Dzeko su tutti. Ciò non significa che Osimhen debba per forza ripercorrerne le orme andando incontro ad una stagione con più ombre che luci, che abbia qualità indiscusse lo si è già potuto riscontrare, ma la sensazione è che sia ancora un diamante grezzo. Ci dovrà lavorare molto Gattuso, l’ambiente non dovrà caricarlo di pressioni anche se su quest’ultimo punto è un po’ più complicato. A Napoli c’è il desiderio di sentirsi grandi, non è un caso che la tifoseria sia esplosa alla vittoria della Coppa Italia, inevitabilmente si rischia di andare in subbuglio se un gol sbagliato dovesse risultare decisivo ai fini di un risultato. Per giocare a Napoli ci vuole personalità, e quella o ce l’hai o non ce l’hai, difficilmente la si acquista col tempo, l’esperienza sicuramente aiuta, ma già ci deve essere una buona base di partenza. 

Su questo non ci si può esprimere relativamente a Osimhen, le cui doti temperamentali non sono state ancora testate, sicuramente ha dimostrato di non temere i difensori rudi che affronta anche a muso duro. Va detto che un carattere focoso non è sinonimo di personalità forte, sono cose diversissime, perché nel primo caso si può arrivare facilmente all’isteria e all’irascibilità, una personalità solida, invece, si manifesta anche, se non soprattutto, con la capacità di gestire le proprie emozioni. Il nigeriano mancherà contro il Rijeka per l’espulsione rimediata a San Sebastiàn, avrà comunque la possibilità di spegnere queste critiche nella gara contro il Bologna, dove gli azzurri sono chiamati a cancellare lo scivolone casalingo contro il Sassuolo. Sulla carta, sia la gara europea che quella di campionato sono alla portata, ma queste prime sette partite hanno dimostrato che sono proprio quelle in cui si parte con i favori del pronostico a nascondere le insidie peggiori. 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 03 novembre 2020 alle 23:19
Autore: Maurizio Longhi
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