Piange il “Diego Armando Maradona”. Gronda lacrime di amarezza, rimpianti e nostalgia. Col Sassuolo, più che gli inciuci di campo, l’attenzione è rapita da quello che succede sugli spalti, soprattutto nel cuore del tifo organizzato.

L’umiliazione di Empoli ancora timbra a fuoco la carne viva delle persone, i litigi e le parole forti tra De Laurentiis jr e Spalletti (prima demansionato dal papà e poi “riabilitato” a favore di telecamere) hanno prodotto un effetto sussultorio in questo Napoli che ha smarrito la retta via. Dai 55mila della Fiorentina ai 10mila coraggiosi per il match coi neroverdi. Sono bastati 20 giorni per bruciare fideismo e morbosità della passione azzurra.

Il sogno nel cuore si è lacerato in mille pezzi ed è un colpo quasi ferale, duro da assorbire. La gara con gli emiliani ha un preambolo poco gustoso a qualche chilometro da Fuorigrotta, quando un gruppo di ultras inaugura il festival delle contestazioni all’uscita della squadra dall’Hotel Caracciolo. Ciò che succede in partita è solo la coda velenosa – seppur coerente e rigorosa – di quanto accaduto un paio di ore prima. Il sole bacia i belli ma per una volta ignora l’intraprendente Sassuolo di Dionisi, sparring partner impaurito e spaesato.

L’ex Chiriches è il più imbambolato di tutti, forse intontito dai ricordi in azzurro: il suo tentativo di alleggerimento per Consigli è una follia che Osimhen non capitalizza per pura casualità, palo pieno. Il rumeno alza la mano in segno di scuse ed è il minimo che può fare. Poco dopo, il corner di Insigne mette in moto l’istinto predatorio di Koulibaly che non fa prigionieri e raccoglie la terza ciliegina stagionale. Il tutto avviene proprio mentre gli ultras della Curva B danno il via alle danze col primo coro ostile verso De Laurentiis.

La Curva A, anch’essa semideserta, preferirà restare in silenzio almeno fino all’intervallo. Il Napoli è comunque in vantaggio ma il pensiero generale è sempre lo stesso: riusciremo per una volta a reggere cotanta responsabilità? “Via Da Napoli”, è il secondo avvertimento della Curva B al patron azzurro. Non accadeva da mesi dopo una lunga tregua, a dire il vero. Scocca il quarto d’ora esatto e il raddoppio si sviluppa in fotocopia: l’angolo è sempre del Capitano, stavolta la capocciata poderosa ce la mette Osimhen approfittando di un’altra pennichella di Chiriches.

Si inizia quantomeno a respirare, pur rimanendo sul chi va là. “Andate a lavorare”, così viene salutato il bis dal quadrato degli ultras azzurri. In un minuto si consuma un duello tutto personale tra Mertens e Maxime Lopez. Ma ad uscirne male è il francese, che prima viene ammonito per una brutta entrata, poi si fa rubare palla in scioltezza dal belga che innesca la profondità di Osimhen: Lozano sfrutta l’assist del nigeriano per arrotondare il bottino con una facilità irrisoria. Forse è la volta giusta, si sussurra dandosi di gomito. Anche perché il Sassuolo è poca roba e in campo presenta una tale povertà tecnica e caratteriale da essere imbarazzante.

Fabian Ruiz può permettersi di imporre visione e sveltezza nelle giocate e non a caso una apertura alla sua maniera è il preludio al poker. I giri sono giusti, Mario Rui raccoglie e scarica, Mertens si inserisce e punisce prendendosi beffe di mezza difesa ospite. I dubbi adesso si annullano: questa partita avrà un lieto fine. Del resto non si contano le palle perse dai neroverdi, il cui disvalore aggiunto è quello di scappare poco e male quando si presentano situazioni di questo tipo.

La tattica a specchio di Dionisi non funziona perché è soprattutto il centrocampo ad andare in sofferenza, debilitando fisiologicamente tutto l’equilibrio di squadra. Il golden boy Frattesi deve mettere la museruola a Fabian, ma non ci riesce quasi mai. Lopez è un fantasma che fa danni quando appare. E stavolta ad arrabbiarsi sono i tifosi del Sassuolo dal settore ospite: “Tirate fuori i c….”. Più chiari di così. La mediana emiliana fa acqua da tutte le parti, dicevamo.

E infatti Dionisi decide poco prima della mezz’ora che è il momento di inserire Henrique per uno spento Djuricic. Il brasiliano si disimpegna da mezz’ala sinistra, Raspadori passa sulla sua catena dopo aver iniziato da sottopunta di Scamacca, Lopez arretra a fare il play. Il passaggio dal 4-2-3-1 al 4-3-3 è compiuto e serve proprio a tamponare le troppe falle in mezzo al campo.

E arriva anche una prima conclusione griffata Scamacca, Rrahmani la mura in angolo. Il conte Vlad regala agli azzurri la terza palla della sua travagliata partita, Insigne non chiede altro per volare via e accendere Osimhen secondo un meccanismo consolidato: la staffilata non è del tutto precisa. Sono ormai punture di spillo in una sfida che non ha più nulla da dire: il Napoli chiude al piccolo trotto ma non si capisce perché dovrebbe svenarsi.

“Empoli: 24-4-22, oggi non vi onoriamo noi”. Alla ripresa delle ostilità scende in campo la Curva A con uno striscione. Il Napoli però da quest’orecchio non ci sente e continua ad infierire: two is better than one e Mertens festeggia con una doppietta il prossimo rinnovo del contratto chiudendo in rete una bella combinazione con Fabian. La cinquina e il clima vacanziero distolgono per un attimo Koulibaly dalla sua consueta fermezza, Defrel (subentrato a Scamacca) non ne approfitta ma è attento anche Ospina. Sono cinque minuti buoni per il Sassuolo, che si sveglia finalmente dal torpore: Frattesi, imbeccato da Muldur, si imbatte ancora nella prontezza di riflessi del pipelet colombiano, che per tutto il primo tempo non aveva visto palla e adesso deve pur giustificare la sua presenza in campo.

A Berardi (esterno della rete) risponde Osimhen ma stavolta il secondo assistente gli sbandiera in faccia l’offside (che c’è solo di qualche centimetro). Ancora bersagliato De Laurentiis: “Stai vincendo solo tu”, gli urlano gli ultras della Curva A, che nella partita del dissenso critico hanno raccolto simbolicamente il testimone dai loro dirimpettai. C’è gloria anche per Politano, Demme ed Elmas, che va ad affiancare Mertens in attacco senza alcuna variazione tattica.

L’angolo da cui ha origine il sesto gol nasce da un altro numero di Dries, che si porta a spasso un manipolo di manichini in maglia neroverde. Per Rrahmani è un gioco da ragazzi metterla dentro da posizione centrale, un po’ come Maxime Lopez che deve ringraziare la freddezza di Berardi per la rete che rende meno umiliante il crac in terra partenopea. Game-set-match, ma non è aria di effusioni. KK e Anguissa cercano il saluto della Curva A e vengono respinti: “Solo la maglia”, si canta a ripetizione. Stessa sorte, dal lato opposto, per Insigne e Fabian Ruiz. “Meritiamo di più”, è lo sfogo della Curva B. Tuttavia, il campionato “parallelo” per i gruppi organizzati della Curva A non è affatto finito: “Torino stiamo arrivando”, avvertono. Non c’è che dire, il cuore grande di chi ha nel Napoli una ragione di vita avrebbe meritato ben altre soddisfazioni. Peccato.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 02 maggio 2022 alle 08:00
Autore: Stefano Sica
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