Ormai Allan può considerarsi un nuovo acquisto dell’Everton, ma a Napoli da un anno e mezzo era un separato in casa. Comportamento professionalmente non impeccabile da parte del brasiliano che, dopo la mancata cessione al Psg nel gennaio 2019, non è stato più lo stesso in campo. Era legittimo da parte sua spingere per andare a Parigi dal momento che avrebbe giocato con grandi campioni guadagnando uno stipendio faraonico, il club transalpino offrì una cifra monstre per strapparlo dalla corte di Ancelotti ma il Napoli si oppose con decisione. Era un momento d’oro per Allan, che proprio nelle due sfide contro il Psg in Champions sfoderò delle prestazioni superlative, fece lo stesso contro il Liverpool, ma già dall’anno prima era stato uno dei perni imprescindibili del Napoli di Sarri che sfiorò lo scudetto. 

Ogni settimana il suo rendimento cresceva, tant’è che conquistò anche la chiamata del Brasile, un sogno per lui indossare la casacca verdeoro. Nonostante un’offerta quasi irrinunciabile, con il club parigino addirittura disposto ad arrivare ad 80 milioni, De Laurentiis pose il veto alla sua cessione, non volle privarsi di un giocatore nel momento migliore della sua carriera. Probabilmente, il patron non immaginava che il brasiliano, anziché mostrare riconoscenza nonostante il suo legittimo e comprensibile desiderio di andare via, iniziasse a giocare con un piglio svogliato e indolente a dispetto di quello feroce e aggressivo con cui si era imposto all’attenzione. 

Dopo quell’ammiccamento che sembrava preludere al suo passaggio a Parigi, Allan è rimasto un altro anno e mezzo a Napoli senza più essere quello di prima, addirittura perdendo anche il posto da titolare con il valore del suo cartellino che si è deprezzato sensibilmente. Con il senno di poi, non c’è nessuno che non imputi a De Laurentiis l’errore di non aver rimpinguato le casse societarie quando il valore del giocatore era al massimo, mentre adesso ci si deve accontentare di 25 milioni più bonus dell’Everton. A volerlo con sé è stato Ancelotti, che con ogni probabilmente ha in mente per lui un ruolo importante nel centrocampo dei Toffees, chissà che ritrovando il pluridecorato di Reggiolo il mediano carioca non ritorni quello di due anni fa. Quell’Allan era a tratti mostruoso, azzannava qualsiasi avversario gli si trovasse nei paraggi depotenziandone la pericolosità, ne hanno fatto le spalle anche i Salah e gli Mbappé di turno. 

Poi, ghermito da un senso di scontentezza dopo il mancato passaggio all’ombra della Tour Eiffel, sembrava la peggiore fotocopia di se stesso in campo, non aveva più quell’impeto, gli mancava l’ardore, aveva perso il fuoco che gli faceva bruciare gli occhi. Anche l’Atletico Madrid aveva mostrato un concreto interessamento per lui, ingolosendo il Napoli con un’offerta di 40 milioni, solo che la sua decisione era stata quella di promettersi ad Ancelotti e non intendeva venire meno alla parola. Nei suoi cinque anni a Napoli è cresciuto tanto, prima era un pezzo pregiato dell’Udinese ma solo in azzurro ha avuto la possibilità di esprimersi ad alti livelli attirando su di sé le attenzioni dei grandi club europei, molti lo ricordano anche per quelle lacrime a Firenze al termine di una sconfitta che pose fine ai sogni tricolore. E’ sicuramente un giocatore che ha dato tanto alla maglia azzurra prima di incupirsi e chiudersi nelle sue paturnie, come se la volontà del Napoli di tenerlo l’avesse interpretata alla stregua di un imperdonabile affronto.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 01 settembre 2020 alle 19:01
Autore: Maurizio Longhi
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